Tokyo, radiazioni oltre la media

13 Ottobre 2011
Tokyo, radiazioni oltre la media

Il recente ritrovamento di un livello elevato di radioattività nella città di Tokyo sta creando un notevole allarme nella popolazione. Dopo le prime segnalazioni anche il New York Times, di solito molto cauto su questo tipo di notizie, è intervenuto pesantemente, con la conferma della presenza di valori anomali correlabili al disastro di Fukushima. La radioattività non può essere spazzata via nascondendola sotto il tappeto. Torna fuori sempre, e i politici, volenti o nolenti devono fare i conti con i loro progetti e le loro decisioni

I dati parlano di valori non certo simili a quelli di Fukushima e delle aree vicine, ma sono valori significativi e di forte impatto sulla salute pubblica, soprattutto se non esiste una causa locale certa di produzione di radionuclidi e quindi non si può procedere alla eliminazione delle cause dirette di questa condizione. Con tutta probabilità si tratta semplicemente della prevedibilissima ricaduta di materiale radioattivo proveniente da Fukushima. 

Anche il New York Times ha riferito in modo documentato e critico quanto sta avvenendo. Espressione della incapacità dell’uomo, persino nei paesi più tecnologicamente avanzati, di controllare la diffusione dell’energia atomica in modo certo e preciso.   

Il governo Giapponese minimizza sugli effetti di questi valori di radioattività e soprattutto sta evitando ora come negli ultimi mesi di effettuare verifiche sistematiche e rilevazioni a tappeto sull’area di Tokyo. Molti cittadini preoccupati hanno dovuto chiedere esplicitamente la misurazione dei valori nelle loro aree di residenza. La vastità del territorio e la sua cementificazione hanno evidentemente messo in ridicolo tutte le prospettive di diluizione dei radionuclidi che possono avvenire in ambiente rurale. A Tokyo i radionuclidi cadono sul cemento, e lì restano, per decenni. 

Fin dall’inizio della contaminazione originata da Fukushima si è discusso della possibilità che i venti e le correnti trasportassero anche su Tokyo (distante dai reattori poco più di 200 chilometri) materiale radioattivo.

In questi giorni viene misurata la contaminazione da Cesio, che come sappiamo resterà con gli stessi valori di attività radiante per circa 35 anni. 

Dai reattori nucleari giapponesi stanno ancora fluendo enormi quantità di sostanze radioattive che finiscono nell’Oceano Pacifico e che oggi si diluiscono nell’acqua in modo immediato, contribuendo a far crescere la radioattività del pianeta e la radiazione di fondo. Molti continuano a credere che la radioattività si possa nascondere sotto i tappeti, mentre si tratta di un fardello da sopportare oggi e che dovrannosopportare anche le generazioni future.

In questi stessi giorni, in relazione a questo problema, è però anche possibile imbattersi in inchieste – come quella del Foglio.it  – in cui si sostiene che il disastro di Fukushima sia di poco conto e che la radioattività presente a Tokyo sia di scarso interesse.

Da parte nostra, crediamo che la gravità della situazione non ammetta minimizzazioni (pur se documentate da testimonianze, come fa il quotidiano citato). In altre parole, se dobbiamo scegliere un approccio preferiamo quello del New York Times, di cui abbiamo detto poc’anzi. Quando è in gioco la nostra salute, è fondamentale mantenere alto il livello di attenzione verso inopportune semplificazioni, anche per imparare a difenderci da soli.