Testamento biologico: lavori in corso

9 Marzo 2007
Testamento biologico: lavori in corso

Quello del testamento biologico rischia talvolta di sembrare un problema delicato tutto italiano, da affrontare periodicamente sull’onda di emozioni legate a persone e fatti di attualità.

In realtà, come spesso accade quando piccole o grandi intuizioni migliorano per sempre la qualità della nostra vita, è il mondo intero che, proprio in questo periodo, si interroga su cosa fare.

Dagli Stati Uniti alla Danimarca, dall’Inghilterra all’Olanda, non c’è Paese evoluto che non stia cercando di dirimere la questione spinosa della volontà del paziente di fronte all’accanimento terapeutico.

In Italia, ad oggi, esiste un progetto di legge in Parlamento, ma non ancora una vera e propria norma operativa. In questo vuoto legislativo, c’è qualcuno che ha trovato una scappatoia che non avrebbe valore giuridico, ma che crea il famoso “precedente” che i giuristi chiamano “prassi consolidata”.

Si tratta della strategica trovata del dott. Bruno La Piccirella, psicologo genovese balzato alle cronache per aver obbligato l’ospedale San Martino di Genova a prendere nota delle proprie volontà in maniera ufficiale. Come lo stesso La Piccirella spiega, è stato un lungo percorso burocratico: «Nella normale dichiarazione di consenso informato, redatta dal comitato bioetico dell’ospedale, ho inserito una clausola  che specifica anche ciò per cui non dò la mia autorizzazione».

In pratica, lo psicologo, informato di avere un fattore di rischio che da un momento all’altro potrebbe obbligarlo a subire un intervento che coinvolgerebbe l’ossigenazione cerebrale, ha messo per iscritto che rifiuta il suo consenso “ad ogni accanimento terapeutico, ivi compresa l’idratazione e l’alimentazione forzata”.

Il documento, per il momento, ha valore soltanto all’interno dell’ospedale che l’ha accettato e andrà aggiornato periodicamente, ma è un inizio.

Nell’attesa di avere una legge come quella che in Germania ha raccolto sette milioni di testamenti biologici in pochi mesi, sei italiani su dieci continuano a dirsi favorevoli a una legge che regoli tutti gli aspetti della decisione da prendere in piena lucidità, malati o sani, poco importa.

Qui sono in gioco la dignità umana e la libertà di scegliere, non certo se vivere o morire, ma se vivere solo grazie alle macchine, e quindi all’intervento umano, o se morire secondo natura.

Un diritto che gli uomini del nostro tempo sono stati chiamati a darsi. Prima che se ne dimentichino… Vi terremo aggiornati.