Beppe Sala ed Expo oggi e domani: due chiacchiere insieme in una giornata di sole

28 Agosto 2015
Beppe Sala ed Expo oggi e domani: due chiacchiere insieme in una giornata di sole

Passare in Expo una giornata di sole di Agosto, allietata da una brezza gentile ha già il suo perché.

Se a questo si aggiunge la visita del Padiglione Zero, quello promosso dall’ONU, con la guida personale e le spiegazioni di Beppe Sala, commissario governativo alla guida della Esposizione Universale, e la possibilità di fare una chiacchierata con lui davanti ad un piatto di merluzzo con le verdure e un bicchiere di vino (lui bianco, io rosso), i perché diventano davvero tanti.  

Il Padiglione Zero, quello che accoglie i vistatori che entrano dall’arrivo della Metropolitana di Rho-Fiera, ha qualcosa di magico e di unico. Suggestioni e storia si accavallano in una sequenza che merita attenzione e soprattutto riflessioni.

L’ingresso esprime il senso della tradizione e della memoria. Alimentazione e sviluppo sociale sono cultura e memoria, e l’architettura di questo padiglione può aiutare il visitatore a percorrere un cammino che genera stupore.

Potrei raccontare le varie sale, ognuna con un suo significato, e l’ultimo passaggio, in cui sono presentati i progetti cui EXPO ha dedicato attenzione, promozione e fondi, nelle diverse regioni del mondo.

Mi viene da dire che un insegnante preparato, con il desiderio di trasmettere valori e conoscenza ai propri studenti (dalle elementari al liceo, indifferentemente), potrebe passare dalle 2 alle 3 ore con i suoi studenti all’interno del padiglione uscendo ancora con la voglia di approfondire.

Un intero salone dedicato al rapporto con il cibo e al passaggio dal neolitico ad oggi, cioè degli ultimi 10-12.000 anni, è tappezzato da vetrine in cui sono custodite opere prestate dai musei più importanti del mondo.

Vasi Iraniani di 2000 anni fa, reperti egizi di 5000 anni orsono, manufatti che hanno 1000 o 3000 anni e che raccontano la storia dell’uomo. Anche solo la visione di quei reperti potrebbe meritare la visita, come visitare un museo unico all’interno della esposizione.  

Invece quei reperti sono lì per accompagnare lo sviluppo della storia dell’uomo e del cibo, che Beppe Sala mi ha raccontato pienamente nel suo significato.

Bello passare con lui attraverso il padiglione pieno di visitatori attenti. Spesso le persone lo riconoscevano e gli stringevano la mano ringraziandolo. “Beppe”, “Dottor Sala”, “Commissario”… Arrivavano persone in modo discreto che dopo averlo riconosciuto gli stringevano la mano con calore ed esprimevano il piacere di essere lì, riconoscendogli la dignità e l’importanza dell’avere fatto. 

Con tutti i volontari, i responsabili sicurezza, gli assistenti, mostrava, ricambiato, un rapporto diretto di conoscenza; i saluti erano sobri, ma intensi.

Eppure, dopo un po’ che passeggiavo con la mia guida d’eccezione, ho riconosciuto un particolare calore da parte di alcuni dei volontari con giubbotto giallo che erano intorno al padiglione. Quando ho chiesto a Beppe Sala chi fossero quelle persone, mi ha detto che sono un gruppo di detenuti delle carceri lombarde che fanno i volontari nell’assistenza ai turisti. Mi ha raccontato l’esperienza di rapporto con loro come uno dei “plus” di Expo. La relazione con le persone e con l’impegno che dimostrano nel loro lavoro (che ogni sera si conclude con il rientro in carcere) ha cambiato e sta cambiando la vita di alcuni di loro. 

Mi ha raccontato alcuni spunti di notevole forza. Un uomo (condannato a 30 anni di carcere, che quindi non ha probabilmente solo “rubato la marmellata”) gli ha detto: “dottor Sala, per tutta la mia vita ho considerato gli uomini come degli oggetti: dopo avere iniziato a lavorare qui ogni giorno, ho imparato a capire che sono persone, ognuna con un suo valore”. Questo è uno spunto che va al di là del valore di Expo e che rientra in questa dimensione cultural/scientifica/fieristica/umana che l’Esposizione Universale rappresenta.

A Sala, durante il pranzo, ho chiesto quali fossero, al di là di quelli legati al cibo e alla nutrizione, i valori di Expo.

Mi ha raccontato che la gente recepisce fin dall’ingresso un senso di sicurezza importante. Il passaggio ai controlli dei tornelli ha un suo forte significato, e la gente si sente al sicuro una volta che è entrata. La sensazione di sicurezza e controllo è palpabile e sicuramnte influisce sullo stato d’animo dei visitatori.

Il sito è pulito. Sala, appena arriva al mattino, tra le 8 e le 8 e mezza, fa più di un giro per il sito espositivo guardando in giro. Ormai da mesi, la presenza di qualsiasi tipo di sporcizia non è tollerata, e questo rende il sito positivo e vivibile.

Ma il punto cardinale, fortemente voluto e difeso in tutte le riunioni preparatorie e attuali è quello della gentilezza e della disponibilità all’accoglienza. Ogni assistente, ogni volontario, ogni persona si mette in relazione con il visitatore in modo gentile e accogliente. Alla fine, la semplice ripetizione di gesti di cortesia porta a percepire, da parte di tutti, un alone di serenità e di pace all’intorno.

Tutti incrociano le dita ovviamente, ma in questo luogo in cui ogni giorno arrivano oltre 100.000 persone, per ora non si è verificato nessun incidente particolare o serio. Nessuna rissa, nessun evento realmente significativo.

Ha fatto scalpore, tanto da essere passata come notizia sui giornali, il primo tentativo di scippo dopo 4 mesi dall’apertura di Expo, avvenuto il 25 agosto all’arrivo della metropolitana Rho-Fera. Tentativo di scippo prontamente sventato dalle forze dell’ordine dislocate in modo opportuno. La notizia, in sé, nella sua unicità, fa quasi sorridere.

Sicurezza, pulizia, gentilezza. Tre temi che sicuramente hanno messo in moto un passaparola che sta portando ad Expo persone desiderose di vedere, provare, mangiare ma anche semplicemente essere parte di una manifestazione che ha valore mondiale. 

Sala discute delle polemiche che hanno accompagnato la manifestazione: “Prima non doveva essere pronto ed è stato pronto al momento giusto. Poi non doveva esserci nessuno e invece oggi abbiamo problemi di eccesso di arrivi. Poi non doveva piacere e invece i pareri e i giudizi sono davvero entusiastici. Insomma, oggi quelli che devono per forza polemizzare non sanno più bene a che cosa attaccarsi”.

E per il dopo Expo, dottor Sala? “Bella domanda – mi dice – perché questo è un luogo che oggi ha un valore immenso. Anche solo lo smantellamento e la ridistribuzione corretta di quanto è stato qui messo e valorizzato sarà un lavoro imponente che potrebbe portare benefici culturali, economici e sociali di fortissimo impatto”.

Su questo punto però Sala esprime un parere critico: “Non sarò io a gestire questa cosa però, anche se molti me lo stanno chiedendo. Io per ora ho potuto agire, come Commissario Straordinario, con un certo livello di autonomia, mentre ho la preoccupazione che la corretta e giusta ripresa della gestione burocratica necessaria alla gestione del futuro di Expo, da parte del Comune, da parte della Regione, da parte degli Enti che sono coinvolti, possa imprimere a questo lavoro caratteristiche di lentezza e di burocraticismo che non sono nel mio DNA… Sarà quindi un lavoro per altri.”

Comunque Sala terrà d’occhio tutto e tutti. Il suo coinvolgimento intimo nel progetto Expo è percepibile in ogni sua parola. La passione per ciò che ha fatto e che sta ancora facendo è forte. Riconosce la presenza di luci, di fortissime luci e anche di ombre. Alla fine però il quadro che ne esce ha caratteristiche fantastiche, di cui essere fieri.

Dopo avere salutato il Commissario Sala e avere ripreso a visitare alcuni padiglioni e a vivere momenti si approfondimento conoscitivo, ho vagato ancora per ore tra Decumano e Cardo. La mia percezione è la stessa dei primi giorni: qui si ha la possibilità di fare approfondimenti scientifici e culturali importanti. Si ha la possibilità di bighellonare tra uno spettacolo, una sfilata e un piatto di qualcosa di buono. Si può semplicemente stare in mezzo alla gente parlando con chi si incontra.

Insomma, ci sono aspetti misti che caratterizzano le diverse modalità con cui le persone arrivano e con cui si incontrano.

Per rendere il tempo che si passa all’interno di Expo una esperienza che è e rimarrà unica e di forte impatto nella memoria e nella coscienza.