Parlare alle cellule sottovoce, per guarire il cancro

6 Ottobre 2008
Parlare alle cellule sottovoce, per guarire il cancro

Le cellule tumorali sono spesso viste come una anomalia, una malattia, qualcosa di diverso dalla normalità. In termini statistici invece, i veri “improbabili” sono proprio gli esseri viventi, che appaiono ordinati e organizzati. Una cellula, lasciata a se stessa si sviluppa in modo disordinato, mentre quando riceve ordini precisi si organizza in tessuti ed apparati e mantiene un equilibrio di relazione con le altre cellule che la circondano.

Un nuovo rivoluzionario filone di questa percezione della vita sta affermandosi oggi a livello scientifico, e le possibili applicazioni che ne derivano sono di importanza vitale. Stanno infatti emergendo delle innovative chiavi di applicazione per la comprensione e la cura della malattia tumorale.

Pier Mario Biava, docente di Medicina del Lavoro all’Università di Trieste e Primario di Medicina del Lavoro, autore del libro appena pubblicato “Il cancro e la ricerca del senso perduto” (Springer Verlag, agosto 2008) è il geniale ricercatore che nel corso degli ultimi 20 anni ha sviluppato ed approfondito studi sulle cellule staminali e sulla loro organizzazione che ci invidiano in tutto il mondo.

Il professor Biava infatti ha dedicato gran parte della sua vita a cercare di capire e di modulare i principi della organizzazione cellulare. Partendo dal concetto che una cellula lasciata a se stessa si sviluppa in modo scoordinato e tumultuoso (come un cancro) mentre se riceve i segnali e le informazioni necessarie si trasforma in pelle, muscolo, cervello, e qualsiasi altro tessuto, Biava ha iniziato ad applicare agli organismi malati i segnali provenienti dagli embrioni, quegli stessi segnali che guidano lo sviluppo delle cellule staminali multipotenti verso la loro differenziazione.

Questo è un tema caro a molti pensatori che nello scorso secolo hanno lasciato traccia indelebile delle loro intuizioni per lo sviluppo della scienza. Un pezzo del libro “Di cancro si vive” scritto nel 1982 da mio padre, Luigi Oreste Speciani, proponeva letteralmente questa frase: «Se il cancro è un difetto dell’organizzazione vuol dire che la vita normale di ogni essere pluricellulare (uomo, animale, pianta) non è altro che massa cellulare (tumore!) organizzata. Da almeno quattro secoli questo organizzatore è stato cercato analiticamente da tutti, prima nelle cellule intere, poi nei suoi organuli subcellulari senza mai scoprirlo, perché l’organizzatore non è a livello cellulare (se non con i suoi vari strumenti operativi) ma a livello centrale, attinente all’uomo intero

Oggi Biava ha scoperto questo strumento operativo e sta iniziando, come un fine direttore d’orchestra, ad usare strumenti delicati per informare le strutture viventi. Anziché “sparare” sulla cellula per ucciderla, col rischio di distruggere tutto quello che c’è intorno, si può parlare alle cellule (sottovoce, con basse dosi di fattori embrionali) per far sì che le cellule tumorali riprendano la loro corretta via di differenziazione e si ritrasformino in cellule sane e perfettamente differenziate.

Questa procedura, che sfrutta oggi i regolatori ormonali che vengono dallo Zebrafish (un pesciolino tropicale usato in tutti i laboratori di genetica, di cui sono perfettamente studiati tutti i passaggi evolutivi) ha già dato dei risultati sorprendenti. Analoghi lavori clinici, con analoghi sorprendenti risultati sui malati di cancro sono stati svolti anche preso il Children Hospital di Chicago, dal gruppo della dottoressa Hertz. L’importanza delle cellule staminali e della loro regolazione nella genesi del tumore è stata ripresa in modo importante anche sulla rivista Economist nel numero del 12 settembre, rilevando l’aspetto rivoluzionario insito in questa percezione della genesi tumorale, che apre da subito possibilità terapeutiche inaspettate e formidabili.

Il libro di Biava si legge d’un fiato, con dolcezza e partecipazione. Dalle semplici descrizioni delle sue intuizioni alla partecipazione familiare della moglie che lo ha aiutato a sviluppare i modelli matematici della differenziazione in diversi tipi cellulari, arrivando alla descrizione delle difficoltà nella ricerca, a causa di un mondo imprenditoriale sanitario imprigionato nel suo paradigma farmacologico. Il libro di Biava è un gioiello di semplicità e passione, ma è realmente la base di un nuovo momento di crescita e di evoluzione nella comprensione della malattia e nella progressione della scienza a beneficio di tutti.

I temi sollevati dal suo libro e dalla sua attuale pratica clinica (che si integra con le altre pratiche mediche che lavorano sul segnale e sulla informazione) sono attualissimi e di profondo impatto sulla percezione sociale e filosofica di oggi.

Nel volgere di pochi giorni è stato organizzato un congresso sulle terapie informazionali, cioè sull’importanza dei messaggi di informazione in campo medico e sociale, che si terrà a Milano il prossimo 7 novembre, in cui medici, giornalisti, politici, filosofi e ricercatori si confronteranno pubblicamente su queste novità, dando vita ad uno dei convegni più scientificamente alternativi cui si possa pensare. Perché l’informazione, da subito, diventi per la gente una via di guarigione e di salute.