Dimagrire velocemente abbassa il metabolismo per molti anni successivi

20 Giugno 2016
Dimagrire velocemente abbassa il metabolismo per molti anni successivi

Il modo in cui si perde peso interferisce pesantemente (è il caso di dirlo) sul futuro metabolico di una persona.

Le perdite immediate e veloci (da cui sono nate le parodie alla “7 chili in 7 giorni”) sono apparentemente impressionanti, ma inducono dei persistenti abbassamenti metabolici che facilitano il recupero del peso e rendono praticamente impossibile il mantenimento del peso raggiunto nel tempo. 

Una interessante ricerca pubblicata su Obesity (Silver Spring) nel maggio 2016 ed effettuata da ricercatori per la quasi totalità appartenenti al NIH (National Institute of Health) del Bethesda, nel Maryland (USA), ha consentito di documentare in modo rigoroso i cambiamenti metabolici intervenuti in persone che avessero perso molto peso in tempi rapidi (Fothergill E et al, Obesity (Silver Spring). 2016 May 2. doi: 10.1002/oby.21538. [Epub ahead of print]).

Per farlo, i ricercatori hanno analizzato 14 dei 16 partecipanti ad una delle più seguite trasmissioni televisive americane sul dimagrimento (“The Biggest Loser“), valutando a distanza di 6 anni dagli ottimi risultati raggiunti durante la trasmissione gli effetti attuali su peso e metabolismo.

Il peso medio dei partecipanti all’inizio della trasmissione era 148 kg, che in media, nel corso di 30 settimane di dieta controllata, hanno perso 58 kg, sfruttando una intensa attività fisica e una dieta drasticamente ipocalorica.

All’incirca 2 kg di perdita alla settimana mantenuti costantemente per 30 settimane. L’equivalente degli 8-10 chili persi in un mese che molti sedicenti “guru” dell’alimentazione predicono di ottenere con diete che rischiano di mettere però a repentaglio l’equilibrio metabolico degli anni a venire. 

Dopo 6 anni tutti hanno recuperato peso in modo quasi completo, arrivando ad una media tra i partecipanti di 132 kg di peso (mantenendo quindi solo un calo del 10% del peso di partenza), ma il dato più importante è stata la lettura analitica del metabolismo basale (RMR, Resting Metabolic Rate o consumo metabolico basale).

Il RMR era crollato durante la fase di dimagrimento, ma in modo inaspettato, anziché ricrescere con l’aumento del peso e la ripresa di una alimentazione “normale” ha continuato a diminuire ulteriormente, portando tutti i partecipanti ad una condizione di attivazione metabolica bassissima e alla perdita del normale potere di consumare calorie. 

Il dato più importante che si evince dalla ricerca è che l’adattamento metabolico che si genera con una perdita di peso elevata e ottenuta in modo rapido, anziché con la corretta e giusta progressione, viene influenzato negativamente in modo prolungato e forse definitivo.

Non solo, quelli che hanno perso più peso sono quelli che hanno avuto la più intensa riduzione del RMR.

Dalla analisi dei dati ormonali e metabolici sono emersi alcuni altri dati con rilevanza significativa (cioè documentati in modo statisticamente riproducibile e non casuale), che possono dare degli spunti per capire come gestire al meglio il processo del dimagrimento:

  • aumento della insulina (e della resistenza insulinica) dopo 6 anni rispetto al valore misurato alla fine della dieta;
  • aumento della adiponectina (che è un ormone dimagrante) dopo i 6 anni, possibile espressione del tentativo dell’organismo di migliorare il quadro metabolico. L’adiponectina non riesce a funzionare per la resistenza all’ormone;
  • aumento della leptina dopo i 6 anni, fatto che esprime la resistenza attivata dall’organismo nei confronti di questo ormone altrimenti dimagrante.

Gli stessi autori, nella discussione, segnalano che in altri studi (Minnesota starvation experiment) era stato dimostrato che il metabolismo basale (RMR) subiva le stesse variazioni negative se i soggetti venivano tenuti ad una dieta ipocalorica controllata (con la quale comunque riguadagnavano peso), mentre nel caso si lasciassero spazi di assunzione alimentare libera, ipercalorica, finalmente il consumo basale riprendeva ad aumentare ristabilendo una corretta impostazione metabolica. 

Questo è il motivo per cui seguiamo le persone che vogliono calare di peso attraverso protocolli di intervento che vanno a stimolare i segnali di dimagrimento dell’organismo, quali il controllo dell’infiammazione da cibo, il digiuno breve e alcune specifiche tecniche di attivazione muscolare.

Ogni paziente è sempre seguito con la misurazione della composizione corporea per capire esattamente il livello di correttezza procedurale che viene messa in atto nel seguire o meno la dieta. 

In tutte le nostre impostazioni, sempre personalizzate, l’importanza di uscire dal concetto ormai fin troppo discusso delle diete ipocaloriche aiuta proprio a stimolare la crescita o la ricrescita del consumo metabolico a riposo anche attraverso stimoli importanti come la ricchezza della prima colazione o la prevista libertà alimentare in qualche pasto della settimana. 

Significa evitare di seguire strade perverse di riduzione del metabolismo e fare sì che le persone, con maggiore gradualità, raggiungano i loro obiettivi con lo scopo e la possibilità di mantenere i risultati nel tempo.