Sei obeso? Niente sanità pubblica

10 Febbraio 2012
Sei obeso? Niente sanità pubblica

Da qualche anno in Inghilterra è in corso, in ambito medico, un dibattito tra chi ritiene che un obeso (così come un fumatore) non debba avere diritto al Servizio Sanitario Nazionale, e chi invece difende tale diritto. Forse è esagerato parlare di un’emergenza nazionale Oltremanica; di sicuro, però, c’è che il problema ha un “peso” (è il caso di dirlo) notevole a livello pubblico. La spesa statale per la sanità, infatti, è bloccata fino al 2015, e il National Health Service (il Servizio Sanitario Nazionale britannico) ha il compito di migliorare la propria produttività portando a casa circa 20 miliardi di sterline (circa 24 miliardi di euro) in termini di risparmio. Ciò significa a tutte le strutture dell’NHS è chiesto esplicitamente di ridurre i propri costi.

L’austerity si scontra però con la crescita, tra la popolazione, della percentuale di persone obese. Un dato tra tutti: il 25% degli undicenni residenti nelle West Midlands (l’area intorno a Birmingham) è obeso. E il 70% di loro vivrà da obeso.

Il problema è dunque chiaramente di salute pubblica, e concerne il ruolo dello Stato e la tutela del cittadino. Non ammettere ai servizi dell’NHS chi non sappia farsi del bene è un modo per tutelare chi invece scelga di comportarsi secondo regole sane, facendogli sostenere un servizio diretto a meno persone, e quindi più economico. Tuttavia, trascurare gli obesi significa non tutelare determinate persone.

Certo, la prima scelta è del tutto coerente con due elementi. Il primo è la filosofia dell’NHS, che come claim ha “La tua salute, le tue scelte” (Your health, your choice). L’altro è la natura del mangiare come scelta consapevole. L’obesità è una condizione notoriamente debilitante e pericolosa. Mangiando male o troppo sono quindi consapevole di star facendo del male alla mia persona, rendendomi immeritevole di Servizio Sanitario Nazionale.

Il sillogismo ha tuttavia un qualche errore al suo interno: smettere di mangiare – quindi il solo conteggio delle calorie, o il conteggio delle calorie il generale – non può essere la soluzione all’obesità. Inoltre, la consapevolezza di cosa sia opportuno mangiare e come, per vivere un’esistenza sana e serena anche nel rapporto con la propria alimentazione, manca in chi si trova in condizioni di tale squilibrio. Spesso le persone obese, o fortemente sovrappeso, non si sentono né comprese né ascoltate da un sistema che li addita come suicidi sconsiderati e stupidi (che semplicemente non sono in grado di controllare la propria dipendenza dal cibo, posto che tale sia il principale problema) mentre chi si trova in tale circostanza, spesso vive semplicemente una fame incomprensibile, senza sapersi spiegare il fisiologico perché.

Di sicuro, una cosa si può – anzi, si deve – fare: lavorare di più sulla comunicazione degli effetti di un certo regime alimentare sulle persone. Come dicevamo qualche giorno fa a proposito dello zucchero e del suo creare dipendenza, anche per il contrasto all’obesità sarebbe opportuno lavorare sui messaggi pubblicitari (evitando quelli che disegnano la colazione ideale fatta con pochi biscotti, un frutto e una tazza di latte). Di nuovo: ai fumatori si dice che il fumo uccide; bisognerebbe dire a chiare lettere che anche un certo tipo di alimentazione provoca danni spesso irreparabili.