Omeopatici: acqua fresca o medicinali?

22 Novembre 2016
Omeopatici: acqua fresca o medicinali?

È del 19 novembre scorso la notizia, riportata dal Corriere e da altre testate, che la FTC statunitense (agenzia per la protezione del consumatore) ha richiesto che sui prodotti omeopatici di libera vendita, quando riportano un “claim” e segnalino una specifica funzione terapeutica, venga apposta un’etichetta con scritto “Non Funziona”. 

Si tratta di un suggerimento (non è una vera e propria norma legislativa) che stimola alcune riflessioni importanti, soprattutto per capire la differenza esistente in Europa, indipendentemente dal fatto che una persona ritenga che la medicina omeopatica abbia un valore terapeutico o clinico o meno. 

La circolare del 15 novembre scorso (qui in originale) specifica che questa indicazione vale solo per i prodotti in libera vendita, acquistabili da chiunque, che riportino in etichetta una azione terapeutica, mentre non deve essere applicata per i medicinali omeopatici prescritti dal medico.

La circolare spiega che il provvedimento vuole evitare che su prodotti non caratterizzati da criteri standardizzati di composizione possano finire indicazioni terapeutiche non verificate e prive di riscontro scientifico. 

Questo vale negli USA, dove le aziende possono riportare sulla scatola del preparato indicazioni non necessariamente verificate e non necessariamente veritiere. Sappiamo che l’arte del commercio è spinta a volte a livelli estremi, indipendentemente da qualsiasi considerazione etica. Ben venga quindi la disposizione americana. 

In Italia e in Europa la situazione è già da anni esattamente agli opposti. Da noi, cioè, questa indicazione esiste già ed è molto più restrittiva e precisa, in ossequio alle norme che hanno equiparato il preparato omeopatico ad un farmaco sotto tutti i punti di vista.

Quando in Italia si acquista un preparato omeopatico, che può essere venduto solo in farmacia (e non può mai essere venduto online), si acquista un vero e proprio medicinale omeopatico, la cui preparazione deve eseguire le norme di corretta fabbricazione e di tracciatura di ogni passaggio esattamente come per qualsiasi altro farmaco allopatico.

L’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) richiede specificamente controlli di preparazione e la precisazione dei lotti di fabbricazione, e già da molti anni non può essere dato nessun tipo di riferimento clinico o di suggerimento terapeutico ai medicinali omeopatici. 

Si presentano così, con il loro nome, senza che vi si possa scrivere se servono per il mal di ginocchio o per il raffreddore.

In Italia e nel resto d’Europa le norme già prevedono che i medicinali omeopatici riportino l’indicazione “senza effetti terapeutici approvati”.

Dal 2019 dovranno essere presenti in farmacia con l’AIC, ossia l’Autorizzazione all’Immissione in Commercio. Esattamente come è richiesto a tutti i farmaci allopatici.

Nonostante queste apparenti difficoltà, un numero elevato di italiani (tra i 4 e gli 8 milioni) usa comunque medicinali omeopatici e molti medici, nel rispetto delle norme deontologiche, sono iscritti ad appositi albi presso gli Ordini dei Medici e svolgono la loro professione innanzitutto come medici e poi utilizzando come medicina complementare l’Omeopatia, che è stata riconosciuta dalla FNOMCEO come una delle medicine complementari utilizzabili in Italia a pieno diritto.

In Italia e in Europa si è già molto più avanti. Il legislatore ha riconosciuto, in accordo con la Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che l’Omeopatia, insieme ad alcune altre pratiche storiche, debba essere considerata una delle possibili terapie complementari, che cioè affianchino, per alcune situazioni cliniche, la diagnosi e la terapia correttamente impostata secondo le norme della corretta valutazione scientifica che ogni medico deve attuare nella sua pratica clinica.  

Personalmente, con alcuni limiti dettati dal buon senso e dalla correttezza terapeutica, sostengo un buon grado di libertà nella scelta terapeutica e l’Omeopatia, in alcuni casi, può essere un supporto valido alle terapie allopatiche classiche condivise da tutti i medici. 

Di certo, una volta tanto, le novità americane appaiono del tutto tardive rispetto alle norme che la cara e vecchia Europa ha messo in atto già da anni, consentendo, a chi ha fiducia nella loro azione, di usare medicinali omeopatici preparati a regola d’arte secondo le norme farmaceutiche, con la certezza che i messaggi per il pubblico passino solo attraverso il medico e il farmacista e non arrivino da una pubblicità potenzialmente illusoria.