Colite e alimentazione: lo strano mix tra glutine e prodotti fermentati

22 Aprile 2014
Colite e alimentazione: lo strano mix tra glutine e prodotti fermentati

Colite e colon irritabile, per lunghi anni considerati e trattati quasi solo come espressione di stress e di nevrosi, sono oggi ampiamente riconosciuti nelle loro cause infiammatorie.

Il cibo e l’infiammazione da cibo sono tra le loro cause più frequenti, affiancate spesso da squilibri importanti della flora intestinale.

In breve, una delle cause più importanti per l’accesso al medico di base (12% di tutte le visite effettuate) e dell’accesso al gastroenterologo specialista (28% di tutte le visite, almeno in Europa) è dovuto all’irritazione del colon ed ai suoi effetti a cascata, come gonfiore, dolore, flatulenza, cattiva digestione, bruciore, diarrea o stitichezza e fenomeni di malassorbimento intestinale.

La connessione con il cibo è stata definita anche per malattie molto più critiche, come il Crohn e la Colite Ulcerativa e ovviamente a tutte le malattie infiammatorie intestinali (IBD), tema molto caro alla nostra redazione che segue attentamente tutte le evoluzioni scientifiche in questa direzione.

Nel centro SMA di Milano vengono seguite da anni le persone con questo tipo di problematiche attraverso percorsi terapeutici specifici e la maggior parte delle persone trattate presenta un particolare profilo alimentare personale, spesso correlato a una reattività al glutine o ai prodotti fermentati (lieviti) o anche ad una combinazione delle due.

L’importanza del glutine nel determinare questo tipo di risposta è oggetto di ampie discussioni, soprattutto perché per anni (almeno fino al 2009) la possibilità che il glutine e il frumento fossero una possibile causa di malattia o di disturbo è stata particolarmente osteggiata dalle industrie che producono derivati del frumento (pasta e pane) e da chi gestisce le comunicazioni scientifiche e le organizzazioni commerciali relative alla celiachia.

Per anni si è detto che la reattività al frumento che non fosse celiachia semplicemente “non esisteva”, nonostante la mole di lavori scientifici che veniva prodotta in tal senso. Le reazioni al frumento e al glutine potevano essere solo quella allergica mediata dalle IgE (rara e potenzialmente grave) e la celiachia.

Oggi invece sappiamo con certezza che esiste una NCGS (Sensibilità al Glutine Non Celiaca) e che può coinvolgere anche fino al 30% della popolazione apparentemente sana.

Nel tentativo di continuare a difendere il glutine, negli ultimissimi anni ha guadagnato un certo credito un particolare aspetto dietetico che limita certe sostanze alimentari in grado di fermentare nell’intestino.

Questo tipo di dieta elimina i cosiddetti FODMAP (iniziali dell’inglese “Fermentable, Oligo, Di, Monosaccharides, and Polyols“), tenta cioè di ridurre o eliminare dalla dieta i cibi che sono in grado di produrre fermentazione, come alcuni zuccheri (i fructani ad esempio, che sono contenuti nel frumento, il fruttosio, il lattosio i galattani e la maggior parte dei dolcificanti artificiali).

Uno studio pubblicato su Gastroenterology ha confermato che una dieta di questo tipo è in grado di ridurre in modo altamente significativo i sintomi del colon irritabile (Halmos EP et al, Gastroenterology. 2014 Jan;146(1):67-75.e5. doi: 10.1053/j.gastro.2013.09.046. Epub 2013 Sep 25), fornendo quindi ancora una volta indicazioni a curare in modo pratico e possibile a chiunque una malattia per cui ogni anno vengono invece prescritti trattamenti (psicofarmaci, rilassanti intestinali, cicli mensili di antibiotici) che non centrano il problema alla loro radice.

Quindi abbiamo un dato certo. La maggior parte dei casi di colon irritabile o di colite sono affrontabili attraverso una dieta corretta.

È interessante però notare che la dieta anti FODMAP (qui il link di approfondimento in inglese della Stanford University), porta a controllare una serie di sostanze tra cui appunto tutte quelle che contengono glutine, oltre a quelle fermentate, inserendo nel gruppo anche le sostanze con zuccheri che possono indurre fermentazione (in pratica tutti).

Una scelta di controllo del glutine e delle sostanze fermentate (oltre ad un controllo del lattosio) sembra quindi essere una scelta giusta per il controllo di questo disturbo.

L’esperienza di anni ci ha guidato a fare sì che i nostri pazienti, nel momento in cui identificano il loro profilo alimentare personale (cosa che noi otteniamo attraverso un test specifico per la misurazione dell’infiammazione da cibo), possano avere momenti di attenzione alimentare precisa, alternati a momenti di libertà.

La possibilità di avere quindi una vita sociale attiva (con ampi momenti di concessione alimentare) ben bilanciata con una azione di controllo, consente a ciascuno di controllare questo disturbo in modo soddisfacente per i propri equilibri vitali.

Resta da discutere il tema di una proposta dietetica che debba per forza andare bene per tutti (come il controllo FODMAP) a fronte di un disturbo, come il colon irritabile, che ha caratteristiche di individualità spiccata, tanto da essere stato scambiato per anni come un disturbo psicologico.

Siamo dell’idea che ogni persona debba valutare il proprio profilo individuale per capire come nutrirsi e infatti trasferiamo questo approccio nella nostra pratica clinica quotidiana.

Siamo invece profondamente contrari all’idea di cercare solo nei fructani (o altri zuccheri specifici) i responsabili della colite. L’approfondimento scientifico è rilevante e identificare i meccanismi più precisi di un disturbo può aiutarne la comprensione. Di fatto però, per l’utente finale, si tratterà sempre di controllare il glutine e i cereali che lo contengono.

Se alcuni gruppi scientifici preferiscono dire che non si tratta di una reazione al glutine ma di una reazione ai fructani contenuti nei cereali che contengono glutine accettiamo questo aspetto. Nella pratica, chi deve guarire da una colite di questo tipo, dovrà pur sempre controllare gli stessi cereali che una dieta priva di glutine richiede di controllare.

Ci piace di più parlare di temporaneo controllo delle reattività individuali, e proporre come facciamo da molti anni, una via di guarigione che porti alla tolleranza alimentare e a potere rimangiare di tutto con piacere.