Mangiare bene non serve più. Per il colesterolo solo vaccini (a 800,00 Euro alla fiala)

20 Luglio 2015
Mangiare bene non serve più. Per il colesterolo solo vaccini (a 800,00 Euro alla fiala)

Per molti scienziati l’educazione alimentare e il rispetto della fisiologia dell’uomo (per non parlare di un equilibrio tra costi sociali e benefici) sono evidentemente un pensiero secondario.

Si ha spesso la sensazione che alcune ricerche siano impostate solo per una logica di profitto piuttosto che per una scelta orientata alla salute e al benessere, e la ricerca orientata allo sviluppo di anticorpi monoclonali (i cosiddetti farmaci “biologici”) per il controllo dei livelli di colesterolo sembra avere questa caratteristica.

Spero di sbagliarmi, ma i segni di questo tipo di progetto sembrerebbero proprio evidenti.  

I cosiddetti farmaci “biologici” non hanno nulla a che vedere con l’immagine del “Bio” e del naturale verso cui indirizza finanche la pubblicità televisiva.

Sono frutto di uno sviluppo tecnologico imponente che ha portato ad ottimi preparati efficaci e di altissimo costo (basti pensare al Trastuzumab-Herceptin, prodotto importante nella terapia di alcune forme tumorali come il cancro del seno e quello dello stomaco, che costa circa 1.050,00 Euro per dose) e purtroppo non scevri da importanti effetti collaterali.

Gli anticorpi monoclonali usati nell’artrite reumatoide e nel morbo di Crohn (infliximab, etanercept e adalimumab) hanno al loro attivo una notevole serie di possibili effetti collaterali, ben al di là nella loro intensità e frequenza di quelli che si leggono distrattamente sul bugiardino dei prodotti per l’emicrania.

Ogni volta che si agisce sul sistema immunitario creando blocchi anziché regolazione, si ottengono effetti importanti, sia nel bene sia nel male.

La regolazione, come quella che si ottiene ad esempio attraverso le scelte alimentari, è la via giusta per collaborare con il sistema immunitario. Inibitori e bloccanti possono sortire effetti immediati buoni, ma possono essere devastanti sul piano degli effetti a medio e lungo termine.

La frequenza ad esempio di infezioni anche gravi (tubercolosi) in chi usa i prodotti appena citati conferma che il sistema immunitario deve funzionare nella sua globalità. Bloccare qualche sua funzione può generare problemi generali inattesi e anche gravi.

Bisogna anche pensare che questi prodotti sono strettamente specifici per l’essere umano. Non è possibile, per spiegarci, fare indagini sui topini o su altri modelli biologici. La sperimentazione è tutta umana, perché la specificità degli anticorpi utilizzati per il trattamento è correlata alla specie umana.

Questo significa che gli eventuali effetti collaterali anche gravi si scopriranno solo nel corso del tempo.

Un lavoro pubblicato sul Journal of Pharmaceutical Society of Japan nel 2015 evidenzia proprio questi aspetti, stimolando un allarme sulle modalità con cui oggi sono proposti questi farmaci e invitando ad una riflessione critica sul loro impiego (Ishii-Watabe A. et al, Yakugaku Zasshi. 2015;135(7):857-66. doi: 10.1248/yakushi.15-00007-3).

Per questo la proposta recente di usare degli anticorpi monoclonali contro una proteina che mantiene elevato il colesterolo LDL (quello cattivo) nel sangue, ha scatenato molte perplessità.

I lavori relativi a questo tipo di approccio sono stati pubblicati su riviste importanti come il New England Journal of Medicine, con il supporto finanziario della Amgen (produttrice del Repatha, uno dei due nomi commerciali del evolocumab, mentre il Praluent è prodotto da Regeneron/Sanofi), discutendo della loro efficacia in associazione comunque alla terapia standard di statine e con una valutazione di un solo anno di somministrazione in soggetti altamente selezionati e non randomizzati (Sabatine MS et al, N Engl J Med. 2015 Apr 16;372(16):1500-9. doi: 10.1056/NEJMoa1500858. Epub 2015 Mar 15).

Nello stesso modo colpisce con forza che la nota AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) del 1 Giugno 2015 informi già tutti i medici italiani della possibile utilizzazione futura di questo farmaco, segnalando nella stessa nota che gli effetti dannosi non sono noti.

Dire contemporaneamente che:

  • il prodotto è indicato negli adulti e negli adolescenti dai 12 anni in su con ipercolesterolemia familiare omozigote in combinazione con altre terapie ipolipemizzanti;
  • l’effetto di questo farmaco sulla morbilità e la mortalità cardiovascolare non è stato ancora determinato;

sembra realmente un non senso logico. Vuol dire che il prodotto potrà essere usato anche per i bambini e i ragazzi (dai 12 anni in su), ma che raccoglieremo i dati sulla sua sicurezza solo tra qualche anno, dopo avere contato i vivi e i morti.

Probabilmente il costo di questi farmaci non è ininfluente nella decisione complessiva. Ogni fiala, adatta ad una somministrazione quindicinale o mensile costerà intorno agli 800,00 Euro al mese, per una spesa complessiva annuale di circa 10.000,00 Euro, cui deve comunque aggiungersi il costo delle terapie già esistenti a base di statine.

La mia idea è che l’evoluzione in medicina abbia altri parametri di cui tenere conto e che probabilmente questo tipo di approccio rischia di far dimenticare che le strade per prevenire le malattie cardiovascolari sono quelle della nutrizione equilibrata e del movimento fisico, affiancate allo studio delle reattività individuali.

Nell’anno di EXPO2015 spingere in questa direzione significa dimenticarsi che le malattie cardiovascolari si combattono con una educazione rispettosa della fisiologia con costi ecosostenibili.

Per il tipo di azione proposta da questi farmaci, che vanno ad inibire un segnale di allarme sul fegato, mi aspetto a breve un numero elevato di obesi che mangeranno in abbondanza senza limite (come già succede in parte per le statine) e che avranno il colesterolo LDL nei limiti, ma altre patologie che deriveranno dall’alimentazione.

Diabete, Parkinson, Alzheimer, cancro e malattie autoimmuni cresceranno probabilmente nel medio periodo, ma il colesterolo resterà basso, per la felicità di molti.

Noi continueremo a sostenere un uso corretto ed integrato dei farmaci (anche dei più moderni), nel rispetto dei bisogni individuali, senza mai dimenticare però che la prima prevenzione si fa mangiando meglio e facendo attività fisica, non certo inventando e promuovendo farmaci che si sostituiscano all’intelligenza.