Agopuntura superficiale

4 Aprile 2006
Agopuntura superficiale

L’agopuntura superficiale è una tecnica di stimolazione riflessologica molto utile per aiutare a risolvere le coliche biliari, renali e pancreatiche e stimolare la riparazione dei tessuti dopo una distorsione.

Viene definita agopuntura, benché si basi su principi molto distanti dalla Medicina Tradizionale Cinese, perché per praticarla è necessario un ago, ma a differenza dell’agopuntura tradizionale in cui l’ago viene infisso in profondità oltre l’epidermide e il derma, con questa tecnica l’ago serve solo per stimolare la pelle senza mai superarla e per questo è chiamata superficiale.

La tecnica di per sé è molto semplice, ma serve procurarsi un ago che disponga di una buona impugnatura.

Gli aghi da agopuntura non mancano mai nel nostro studio e per abitudine e semplicità tendo a utilizzare questi aghi nella mia pratica clinica, ma tutti, a casa nostra, possiamo costruire facilmente uno strumento adatto allo scopo: è sufficiente scegliere un ago da cucito sottile e inserirlo per la cruna al centro di un turacciolo di sughero, eventualmente aiutandoci con una pinza, facendo attenzione a lasciare una buona parte della lunghezza dell’ago libera. Avremo così una splendida impugnatura per il nostro strumento, tale da permettere comunque un movimento elastico dell’ago.

Prima di cimentarsi con questa tecnica manuale, sia la pelle sia l’ago devono essere puliti e disinfettati accuratamente.

È importante utilizzare il disinfettante sulla pelle prima di iniziare il punzecchiamento e non dopo, in quanto normalmente si sviluppa sulla pelle un arrossamento abbastanza intenso e applicarvi un disinfettante in quel momento potrebbe peggiorare l’irritazione cutanea. Spesso una semplice crema idratante è sufficiente per lenire rapidamente la piccola irritazione dovuta all’utilizzo dell’ago.

La tecnica di stimolazione consiste nel tenere l’ago quasi parallelo alla pelle nella zona da stimolare (che varia a seconda della situazioni clinica), e poi agire non “pungendo”, ma, all’opposto, sollevando leggermente la pelle una volta che vi si sia appoggiato sopra l’ago.

La punta dell’ago, che non tocca mai la pelle perpendicolarmente, descrive un movimento quasi a spirale, in un ritmico susseguirsi di movimenti leggerissimi. Ne deriva una sensazione di punzecchiamento più vicina al solletico che non alla puntura.

Coliche

Utilizzando lo strumento costruito con l’ago e il turacciolo è possibile intervenire efficacemente sulle coliche in qualsiasi luogo ci si trovi.

Normalmente, in caso di colica, la terapia medica è quella di somministrare antispastici per sedare il dolore impedendo al coledoco o all’uretere di contrarsi. Con l’agopuntura superficiale si cerca invece di stimolarli a contrarsi in modo da “spingere” la renella o il fango biliare fino a farli uscire, interrompendo quindi la colica. Si fa in modo cioè di guidare la colica verso la risoluzione.

Nella pratica si deve procedere seguendo una ben determinata modalità e topografia di stimolazione come illustrato nelle immagini di questo articolo. In particolare è importante seguire il percorso e la direzione con precisione.

La pelle deve essere stimolata come descritto poco fa procedendo dal punto iniziale e seguendo il percorso indicato dalle frecce fino a che la stimolazione non venga percepita come dolorosa; verosimilmente quel punto di pelle corrisponde al punto dell’uretere o del coledoco in cui si è accumulata la renella o il fango biliare. Si cerca quindi di risolvere lo spasmo scendo con l’ago di circa due centimetri, procedendo con la stimolazione nella direzione opposta fino al punto in cui si avvertiva dolore. Dopo alcuni passaggi in direzione opposta si riprende proseguendo la stimolazione con l’ago nella direzione iniziale.

Il punto che precedentemente era percepito come dolente viene spesso superato senza dolori, che però compaiono un po’ oltre lungo il percorso, dove allora si procede con la stessa modalità di stimolazione all’opposto appena descritta.

Dopo un po’ di lavoro sulla pancia, la colica è in genere superata, soprattutto se a questa tecnica si affiancano, in una logica di medicina integrata, gli interventi naturali o farmacologi necessari al caso.

Distorsioni

L’ago e il turacciolo possono essere d’aiuto anche in caso di distorsioni.

Superata la primissima fase di una slogatura, in cui il freddo e l’applicazione di ghiaccio sono utili per decongestionare i tessuti, inizia la fase ripartiva dei legamenti stirati. Questa è una fase che può essere anche più lunga del tempo di consolidamento di una frattura ed è preferibile aiutarla favorendo la circolazione sanguigna locale.

Si può utilizzare a tal scopo la tecnica di agopuntura superficiale descritta sopra, stimolando l’articolazione interessata con l’ago e anche la zona un poco al di sopra e al di sotto del punto dolente.

È utile iniziare con questi tipo di terapia quando sono passati almeno 4-5 giorni dal momento della distorsione procedendo con 2 sedute al giorno di circa 10 minuti ciascuna. L’effetto positivo ottenuto con questa tecnica è spesso sorprendente.