L’uso di antibiotici aumenta la possibilità di sviluppare il cancro del seno

22 Febbraio 2004
L'uso di antibiotici aumenta la possibilità di sviluppare il cancro del seno

Usare antibiotici per qualsiasi motivo (dalla bronchite all’otite, all’acne) può forse essere una soluzione per il controllo dei batteri. Ma aumenta, in modo evidente e significativo, l’incidenza del cancro del seno. Quanti più antibiotici, tanto più cancro del seno.

Il lavoro pubblicato sull’autorevolissimo JAMA il 18 febbraio non è il primo che segnala questo tipo di associazione. Ma l’evidenza di questi ultimi risultati deve fare seriamente riflettere sull’uso dei farmaci in genere e sui pericoli ai quali esponiamo noi stessi e i nostri figli se non pensiamo alla salute come a qualcosa di caro, che possiamo invece difendere in modo più sano.

I dati sono stati raccolti su un campione di oltre 10.000 donne statunitensi (Velicer CM et al, JAMA, 2004 Feb 18;291(7):827-35 e Ness RB et al, JAMA, 2004 Feb 18;291(7):880-1) residenti nello stato di Washington, e seguite nel corso di 8 anni. La progressione di incremento, correttamente e scientificamente controllata anche per altri fattori di rischio, è impressionante. Si va da un rischio di 1,5 volte per chi ha assunto fino a 50 giorni di antibiotici per arrivare a un rischio di 3 volte maggiore del normale per chi ha assunto antibiotici per un periodo compreso cumulativamente tra 100 e 500 giorni.

Una associazione molto preoccupante si ha con l’uso dei macrolidi, che portano ad un rischio di 2,26 volte maggiore per soli 100 giorni di uso, contro un rischio di 2,06 per 1000 giorni di uso con altri antibiotici.

I macrolidi (tra cui eritromicina, azitromicina, roxitromicina, claritromicina ed altri ancora) sono tra gli antibiotici più prescritti nella pratica clinica anche pediatrica: basti pensare a nomi come Eritrocina, Rovamicina, Iosalide, Klacid, Macladin, Zitromax, Macroral, Rokital e tanti altri.

Ancora più importante è da evidenziare la aumentata correlazione (valida per tutte le classi di antibiotici) tra il loro impiego e il rischio di morte per cancro al seno (con valori di rischio anche 5,75 volte maggiori) piuttosto che non con la malattia stessa. Come dire che l’uso di antibiotici non solo favorisce la nascita del cancro in sé, ma probabilmente stimola la nascita di tumori decisamente più aggressivi del solito, e meno trattabili.

Purtroppo, persone con bronchiti ricorrenti, cistiti croniche, o semplicemente con l’acne fanno molto in fretta a raggiungere questi numeri.

Sull’acne è stato fatto uno dei controlli più importanti. Pensando infatti al coinvolgimento degli ormoni, si è voluto verificare se lo stesso tipo di crescita si avesse anche in chi prende tetracicline a lungo per curare forme di acne, spesso connesse a turbe ormonali. In questo sottogruppo di persone, i risultati sono stati assolutamente identici, ad indicare che l’effetto degli antibiotici è indipendente da altri fattori, un dato che conferma l’azione di stimolo canceroso di queste sostanze.

Nonostante i numerosi rischi connessi con l’antibiotico-resistenza, non si deve e non si può impedire l’uso degli antibiotici, che in alcuni casi devono evidentemente essere usati e possono salvare una vita, ma la strettissima correlazione tra uso di antibiotici e aumento del rischio di sviluppare cancro del seno, deve suggerire almeno due considerazioni.

La prima è che l’uso di antibiotici è sicuramente un fattore di rischio fino ad oggi mai considerato, che dovrà quindi essere attentamente vagliato dagli studiosi di epidemiologia, ma anche da ogni persona che voglia fare della prevenzione personale.

La seconda è che questo inaspettato risultato ci deve fare considerare in modo diverso l’equilibrio organico di ogni persona, e ragionare sui motivi di questi effetti.

I primi ricercatori interpellati hanno ipotizzato che gli antibiotici potrebbero alterare l’equilibrio batterico del sistema digestivo, fenomeno che altera l’assorbimento intestinale delle sostanze presenti nei cibi che proteggono dal cancro; in pratica la disbiosi intestinale potrebbe giustificare lo scarso assorbimento di minerali indispensabili alla difesa antitumorale, come Manganese, Zinco, Rame e Selenio. Un’altra possibilità è legata alla interferenza degli antibiotici sul sistema immunitario.

Altre considerazioni sono legate all’azione di stimolo indotto sui fattori di crescita dagli stessi antibiotici; è ormai risaputo che negli allevamenti animali vengono impiegate basse dosi di queste sostanze al solo scopo di attivare i processi di crescita e fare diventare grassi gli animali prima del tempo: è possibile che questa induzione avvenga anche sui tessuti di altri organi e ne favorisca lo sviluppo degenerativo.

Un’ipotesi indiretta potrebbe farci pensare invece anche al fatto che le persone che si ammalano facilmente e presentano facilmente infezioni (e che spesso ricevono antibiotici) sono persone carenti di minerali antiossidanti e che si nutrono molto male, facilitando in questo modo lo sviluppo di patologie tumorali.

Va però considerato che, in qualsiasi modo, la capacità autoriparativa di un organismo va rispettata. L’omeopatia, come la fitoterapia (vedi melaleuca) o l’integrazione minerale possono essere armi importanti per intervenire nelle patologie infettive risparmiando alla popolazione l’uso e l’abuso di farmaci di sintesi e in particolare di antibiotici.

Alcuni di questi aspetti riguarderanno da oggi anche le autorità sanitarie, ma ognuno di noi può scegliere e prendere in considerazione anche modalità meno pericolose per intervenire sulle infezioni e attuare, anche attraverso una corretta alimentazione, una prevenzione efficace e consapevole delle malattie tumorali.