La cimicifuga, pianta riservata alle donne

7 Settembre 2006
La cimicifuga, pianta riservata alle donne

La cimicifuga racemosa (Actaea racemosa) è una pianta medicinale molto usata dai popoli nativi americani (gli “indiani” d’America) presso i quali godeva di infinite virtù. Alcune di queste sono state effettivamente confermate dalle più recenti ricerche cliniche.

Nel mese di agosto 2006 il Ministero della Salute Italiano, a seguito di una segnalazione molto contrastata dell’EMEA (European Medicines Evaluation Agency) – ente che ad esempio nel 2000 ha ricevuto il 70% dei finanziamenti dalle industrie produttrici di farmaci e solo il 30% dalla Comunità Europea – ha disposto il ritiro di tutte le specialità medicinali o di tutti gli integratori alimentari che contengono Cimicifuga anche in minima parte. Questa disposizione è stata poi revocata nel febbraio del 2007. Pertanto, a tutti gli effetti questa manovra si è solo rivelata come un ostacolo frapposto alla libertà della scelta terapeutica.

Eurosalus ha espresso rabbia e rincrescimento per questo atto, orientato alla salvaguardia di interessi particolari e non certo della salute pubblica. Ne sia testimonianza il fatto che in Europa solo Italia e Finlandia (dove l’integratore è stato riclassificato come “farmaco”) hanno provveduto al ritiro del prodotto, mentre questo, allo stato delle conoscenze attuali, non è avvenuto in altri stati.

Il parere dell’Istituto Superiore di Sanità sulla effettiva possibile tossicità epatica della pianta è arrivato in febbraio 2007 sollevando in pratica la Cimicifuga da qualsiasi addebito.

Il suo campo di applicazione più importante ed efficace riguarda almeno tre affezioni ginecologiche: i dolori mestruali (Dismenorrea), i sintomi della menopausa (vampate di calore, disturbi del tono dell’umore) e deficit ormonali a seguito di asportazione di utero ed ovaie.

Questi effetti sono dovuti al contenuto in fitoestrogeni, cioè sostanze naturali con attività simile a quella degli ormoni estrogeni, anche se più blanda. In particolare, oltre ad una azione estrogenica, la cimicifuga possiede una azione di inibizione dell’LH (ormone luteinizzante) che tende ad aumentare in menopausa.

Si usano i rizomi e le radici, per preparare tinture madri alcoliche, decotti o estratti secchi per la preparazione di capsule. Nella menopausa può essere associata ad altre piante (come la salvia), minerali per la prevenzione dell’osteoporosi (come il boro e il magnesio) o rimedi omeopatici.

La cimicifuga è prescritta anche come rimedio omeopatico, diluita e dinamizzata, in granuli sublinguali, e viene utilizzata soprattutto per le emicranie muscolo-tensive che possono accompagnare o precedere il ciclo mestruale.

L’uso continuativo per più di sei mesi viene di solito sconsigliato: è sufficiente interrompere il trattamento per almeno 2 mesi ogni sei. Contiene salicilati, per cui non va utilizzata da chi presenta una sensibilizzazione all’acido acetilsalicilico e va usata con cautela insieme a farmaci fluidificanti del sangue perché può aumentarne l’efficacia e quindi portare a sanguinamenti eccessivi.

È controindicata nelle persone che soffrono di ulcera gastrica. Tra gli effetti collaterali più frequenti, di solito per dosaggi troppo alti, sono stati segnalati nausea, vomito e vertigini. Non va utilizzata in gravidanza ed allattamento.

Come rimedio omeopatico non possiede invece nessuna controindicazione ne effetti indesiderati.