EAACI 2013 a Milano: siamo fatti per tollerare

25 Giugno 2013
EAACI 2013 a Milano: siamo fatti per tollerare

Quest’anno il Congresso Europeo di Allergologia, vera vetrina mondiale dell’allergologia moderna, si svolge a Milano.

Proprio in questi giorni frotte di delegati entrano ed escono dai locali del MiCo (uno dei pochi padiglioni della vecchia Fiera di Milano rimasti in piedi e risistemati) creando qualche scompiglio in più al traffico congestionato di una zona che patisce in questi anni (e fino al 2015) la contemporaneità di lavori per la Linea 5 del metrò, la costruzione di case e grattacieli nell’area City Life al posto della ex Fiera e la risistemazione delle strade.

Tra i tanti Europei sono ben riconoscibili delegati giapponesi, cinesi, indiani, australiani,statunitensi, canadesi e di molte altre nazioni. In effetti l’ultima presidenza EAACI, passata proprio in questi giorni a Papadopoulos, ha visto due anni di lavoro incessante dello svizzero Cezmi Akdis, uno dei più importanti ricercatori mondiali nel campo dell’immunologia innovativa. 

Ha saputo costruire nuovi paradigmi di riflessione sulla scienza e sulla allergologia, e non è casuale che proprio durante la sua presidenza si siano sviluppate considerazioni nuove sulla tolleranza alimentare e sulla possibilità di riportare in equilibrio qualsiasi sistema immunitario. 

Grazie all’importante lavoro di coordinamento di Antonella Muraro, da ieri Segretario Generale di EAACI per i prossimi due anni e allergologa e pneumologa pediatrica di fama internazionale, hanno visto la luce le Linee Guida per la gestione delle allergie alimentari.

Proprio a questo tema erano ieri dedicati numerosi incontri e conferenze. Una di queste ha visto il confronto internazionale tra le associazioni dei pazienti allergologici mondiali e alcune aziende di produzione alimentare (Heinz e Nestlè ad esempio) che hanno spiegato le loro difficoltà e le loro operazioni tese comunque a aiutare il raggiungimento e il mantenimento della salute. 

Un tema interessante proposto da alcune aziende è questo: “Se l’azienda XX spende e investe denaro per garantire controlli di qualità sui propri prodotti, limitando o escludendo allergeni e sostanze non adatte all’alimentazione, ma non lo può dire e non lo può spiegare vendendo il prodotto, dove finisce il senso del suo investimento commerciale?”. Infatti rinunciando all’eticità, con meno costi potrebbe avere un prodotto meno salutare: dal punto di vista della etichettatura nulla cambierebbe…

Dall’altra parte invece le associazioni dei pazienti hanno segnalato che il martellamento mediatico fatto per anni sull’allergia (evitare il cibo colpevole…) è rimasto impresso in modo apparentemente indelebile nella cultura dei pazienti, e difficile appare il risveglio di una linea che porti alla tolleranza, consentendo al sistema immunitario di tollerare nuovamente gli alimenti che hanno generato una risposta allergica.

Se si escludono gli innumerevoli incontri completamente orientati al farmaco (caratteristica di qualsiasi congresso medico), nella mattinata numerosi interventi segnalavano, per i lattanti ad esempio, effetti migliori per il loro sviluppo in salute, grazie alla introduzione precoce e non massiva di tutti gli alimenti piuttosto che alla loro astensione prolungata. Molte relazioni quindi hanno toccato, bene, il tema della tolleranza immunologica.

I due temi fondamentali che hanno attratto la mia attenzione nelle varie sessioni sono quelli della tolleranza e dei biomarkers dell’infiammazione cioè di quelle sostanze che vengono generate da uno stato infiammatorio, dovuto al cibo o a qualsiasi altra interferenza con l’ambiente esterno.

Sono le basi su cui si muoverà e su cui già oggi si muove la parte innovativa dell’immunologia e dell’allergologia moderna. Potrebbe essere un buon segno per il futuro…