Intolleranze alimentari e diete di segnale

14 Agosto 2008
Intolleranze alimentari e diete di segnale

L’attuale situazione sociale ed economica, sviluppatasi con il Neolitico negli ultimi 10.000 anni, ha fatto perdere alla maggior parte delle persone i ritmi giusti, quelli naturali e fisiologici che tutti hanno dovuto seguire per centinaia di migliaia di anni e che in realtà, a dispetto di quello che di solito si pensa, hanno contribuito a mantenere sana la popolazione. Oggi non chiediamo di inseguire nelle foreste delle improbabili tigri dai denti a sciabola, ma prendiamo spunto dai dati documentali per fare qualche riflessione. 

Dall’inizio del periodo Neolitico (appunto circa 10.000 anni fa), da quando cioè l’uomo ha iniziato a coltivare qualche cereale e altre piante commestibili, ha avuto la possibilità di accumulare scorte di cibo ed ha iniziato ad allevare animali anziché seguirli o inseguirli lungo le pianure, ha iniziato a comparire l’obesità nella popolazione.

A dispetto di un miglioramento delle condizioni sociali (si sono formati i primi insediamenti urbani), sono peggiorate le condizioni di salute (inaspettatamente infatti l’uomo e la donna del paleolitico, che mangiavano meno e si muovevano di più, erano più sani, più alti e soprattutto più longevi).

Per aiutarci oggi a tornare magri vanno quindi riequilibrate alcuni segnali e messaggi che nei secoli hanno mantenuto in forma gli esseri umani. È utile riattivare alcuni dei meccanismi con cui nei millenni passati il genere umano ha vissuto meglio sul piano della salute.

Una delle cause dell’aumento dell’obesità è la ripetizione inconsapevole della utilizzazione di alcuni alimenti, che provoca facilmente lo sviluppo di infiammazione da cibo (intolleranza). Oggi si è dimostrato con certezza che le infiammazioni dovute al cibo provocano una reazione che induce l’ingrassamento. Si tratta di un vero e proprio segnale di pericolo che arriva all’organismo, e in risposta al pericolo (nello stesso modo agisce ad esempio il digiuno del mattino, o l’insufficiente apporto di cibo con la prima colazione) ogni individuo cerca di accumulare grasso di scorta da utilizzare (forse) in una situazione di carestia successiva.

Se 200.000 anni fa le condizioni di carestia erano frequenti e possibili, oggi lo sono molto meno, e il rischio vero è quello di trovarsi grassi, con molto grasso distribuito nei posti sbagliati, e molto meno sani di quanto potremmo.

Oggi le più frequenti reazioni infiammatorie alimentari sono legate alla ripetuta presenza dietetica, anche se spesso inconsapevole, di alimenti che fanno parte dei Grandi Gruppi Alimentari.

  • grassi idrogenati vegetali presenti in quasi tutti i prodotti industriali (correlabile alla reazione al Nichel)
  • latte e derivati del latte che si trovano dappertutto
  • lieviti e prodotti fermentati e ad alto contenuto di sale
  • frumento e glutine (o comunque il cereale dominante, come il riso in Cina e Giappone e il mais in America Latina)

Lo studio attento delle reazioni alimentari e una dieta che annulli l’infiammazione che queste producono invia all’organismo un segnale uguale e contrario a quello che ha determinato l’ingrassamento, facilitando la perdita di massa grassa. Si tratta di un sistema alimentare di segnale che consente all’organismo di tornare in equilibrio in modo sano, ecologico e rapido.

In SMA (nel nostro centro di Milano) seguiamo da anni le persone che desiderano perdere peso e riequilibrare la loro forma fisica attraverso uno specifico percorso terapeutico.