Il cacao del buonumore

6 Maggio 2008
Il cacao del buonumore

“Cioccolato”, “Chocolate”, “Chocolat”,… la sola parola, se pronunciata, ne lascia in bocca un po’ di sapore. Porta alla mente immagini di infanzia, quando si era giù e la mamma faceva la cioccolata e ci si trovava abbracciati dal suo calore e gusto; i raduni dopo lo sci, quando si era tutti in baita attorno a tazze bollenti e con i nasi immersi nel loro fumo avvolgente. Sono immagini liete e di festa, come con le scorpacciate di Pasqua e Natale, fino a sentire lo stomaco scoppiare, e di trasgressione, come quando c’era quella scatola dorata in cucina che il più delle volte non era permesso toccare perché “non ti fa bene mangiarne troppo, tesoro…”. Così si è cresciuti e il cioccolato sempre lì, fosse torta o gelato, crema o tavoletta. Lo si va a cercare nell’angolo in basso a destra della dispensa, dove qualche scorta c’è sempre, quando afflitti da una sconfitta o bisognosi di conforto ne si sente il richiamo.

Il cioccolato mette di buon umore. Se alcuni psicologi ritengono che questo sia appunto dovuto a tutti quei felici istanti che riporta alla memoria, alcuni scienziati sostengono che parte dell’effetto sia dovuto all’importante contenuto di magnesio in esso contenuta (450 mg per 100 g di cacao). Questo ha notoriamente un effetto regolante dell’umore nonché antistress. A sostegno della tesi c’è lo statistico aumento di desiderio di cioccolato nel periodo di gravidanza, allattamento e ciclo mestruale della donna, momenti in cui esiste un particolare bisogno di introdurre magnesio nel corpo.

Il cacao contiene inoltre una serie di sostanze quali serotonina, endorfina, anandamide e feniletilammina. Queste non solo hanno una forte influenza positiva sull’umore, lo stress e il controllo della fame (nel caso della feniletilammina), ma stimolerebbero anche le percezioni sensoriali inducendo euforia e una soggettiva sensazione di energia e piacere con effetti analoghi a quelli di composti psicoattivi di alcuni tipi di droga, come oppio e cannabis.

Il cacao è stato fin dall’antichità considerato un potentissimo afrodisiaco. Secondo i Maya questo aveva il potere di liberare desideri nascosti e svelare il destino. Effettivamente, riducendo l’innamoramento ad un fenomeno meramente chimico e analizzandone le fasi, si riscontra in una prima fase un’ingente produzione di feniletilammina, definita anche “molecola dell’amore”, che rende iperattivi e riduce l’appetito. In una fase successiva, quando l’organismo ha ormai sviluppato una certa tolleranza al neurotrasmettitore, questo comincia a produrre altri ormoni quali le endorfine, tra cui è presente la serotonina, a effetto decisamente rilassante, calmante, antidepressivo e di sollievo al dolore. Entrambe le sostanze sono, come già visto, presenti nell’amato cacao, sebbene in quantità ridotte.

Dalle stesse motivazioni che rendono così gradita la bruna polverina, viene però il rischio di “chocolate craving” ovvero della ricerca compulsiva di cioccolato il cui studio è stato iniziato dal dipartimento di psicologia dell’università di Bristol. È stato riscontrato come la patologia abbia un effetto decisamente più ridotto nei consumatori di cioccolato fondente, di cui non sono trascurabili le proprietà terapeutiche e di prevenzione immunologica.

Come ha riportato l’ “American journal of Epidemiology“, grazie alla presenza di flavonoidi, antiossidanti naturali, il cioccolato, purché contenga almeno il 75% di cacao, agisce a prevenzione di malattie cardiovascolari e del cancro, oltre a stimolare l’attività cerebrale e la rapidità e vivacità del pensiero. Si è inoltre rivelata energica l’azione antiallergica, antinfiammatoria e di stimolo metabolico di altri alcaloidi presenti nel seme della pianta.

Il cioccolato non solo è incredibilmente buono, sensuale e accattivante, ma anche sano. Perché limitarlo dunque alle feste o ai momenti di depressione e difficoltà? “Purché sia fondente almeno al 75% e senza esagerare, naturalmente” è il monito degli esperti che ne consigliano l’assunzione di un paio di quadratini al giorno.