Partorire in casa è pericoloso?

di Francesca Speciani - Counselor
2 Maggio 2013
Partorire in casa è pericoloso?

DOMANDA

Cara Francesca,sono al quarto mese di gravidanza e sto leggendo un libro dove si accenna alla possibilità di partorire in casa. L’idea mi affascina, ma mio marito ha già cominciato a prendermi in giro, e sotto sotto sembra un po’ spaventato. Vorrei saperne di più, ma in Italia è un’opzione realmente accessibile? È vero che è più sicuro che partorire in ospedale? Marta

RISPOSTA

Cara Marta,

le statistiche non dicono espressamente che sia più sicuro che in ospedale. Ma nemmeno che sia meno sicuro. Dato che non esistono dati significativi sull’Italia, ti segnalo un articolo dove vengono confrontate con cura diverse rilevazioni. Dall’articolo emerge abbastanza chiaramente come la sicurezza per il neonato sia praticamente equivalente, mentre per la mamma è più sicuro il parto in casa.

Ovviamente parliamo di parti assistiti da ostetriche professioniste che operano con largo anticipo una selezione dei casi basandosi sullo stato di salute della donna, sulla situazione abitativa, sull’età, sul fatto che la gravidanza non sia a rischio e così via. Ma la decisione finale, com’è ovvio,viene sempre presa in prossimità del termine.

La vera differenza, quindi, non è tanto nella sicurezza quanto nell’esperienza del parto, che in casa è radicalmente diversa per tutte le persone coinvolte.

Lo ha spiegato molto bene l’ostetrico francese Michel Odent, che nei suoi saggi (e nella sua pratica) ha sottolineato come la qualità delle esperienze che precedono e seguono la nascita abbia effetti a lungo termine sull’equilibrio del bambino, e del futuro adulto. Ma soprattutto, come già aveva indicato Frédérick Leboyer, incide profondamente sulla formazione del legame di attaccamento tra madre e bambino in quell’unico e irripetibile momento (detto “periodo sensitivo”) che si verifica al momento della nascita. Ogni intervento esterno durante questo incontro rappresenta un rischio per l’apertura all’istinto materno e alla conseguente (naturale) capacità di accudimento.

Chiunque abbia partorito in ospedale sa quanto può essere disturbante, invece, l’ambiente tipico di una sala parto: rumori, odori, voci, luci, numero di persone presenti, intensità dell’attività circostante e altre procedure non sempre necessarie. Ma le interferenze cominciano molto molto prima.

L’ingresso in ospedale avviene a contrazioni già iniziate (anzi, quando le contrazioni sono già diventate piuttosto regolari). E a quel punto si compilano moduli, si risponde a domande precise e si viene sottoposte a una serie di procedure di routine (diverse a seconda della struttura, per cui conviene informarsi in anticipo).

Dato che il parto è un processo profondamente istintivo, che risulta facilitato quando entriamo in uno stato un po’ animale, puoi immaginare da sola che tipo di interferenza comportino questi interventi. Vuoi un esempio in più? Pensa a quando stai evacuando nell’ambiente protetto del tuo bagno di casa. Poi immagina di essere interrotta per essere trasferita in un altro bagno, magari depilata, e sottoposta a una serie di domande che portano la tua attenzione da tutt’altra parte. Pensi che il processo sarebbe facilitato?

Anche se partorire è un processo completamente naturale, che solo nell’ultimo mezzo secolo o poco più è stato fortemente medicalizzato, non credo comunque che il parto a domicilio sia la scelta migliore per ogni donna.

Il luogo ideale per ciascuna di noi, come sottolinea anche l’OMS, è quello nel quale ci sentiamo più al sicuro tra quelli che garantiscono un’adeguata assistenza.

Non trascurerei a questo punto le prese in giro di tuo marito. Non tanto per lasciarti convincere dai suoi  timori, quanto perché una decisione di questo genere va presa insieme. Coinvolgilo nei tuoi pensieri, sii sincera sui tuoi desideri e chiedigli di leggere qualche libro in merito (per esempio, quelli di M. Odent).

Infine, ti suggerisco di metterti in contatto molto presto con un’ostetrica o con un gruppo di ostetriche che seguono il parto domiciliare. Qui puoi trovare una mappa messa a punto dall’Associazione Nazionale Culturale Ostetriche Parto a Domicilio, che ti aiuterà a trovare assistenza nella tua zona.

Dall’ostetrica potrai avere tutte le informazioni e il sostegno che cerchi, compresi i costi indicativi (alcune Regioni, per esempio, riconoscono con leggi specifiche la possibilità di rimborso) che possono variare a seconda di chi ti segue.

Ti consiglio di organizzare da subito una chiacchierata alla quale sia presente anche tuo marito, in modo che anche lui possa esprimere apertamente tutti i suoi dubbi in vista di una decisione condivisa.

Nel caso la scelta ricada poi sull’ospedale, o su una casa di maternità (ancora rare in Italia), un’ostetrica esperta di parto domiciliare è anche la persona più indicata per aiutarti a trovare una struttura che garantisca un parto rispettoso e naturale nella tua zona.

Le associazioni di ostetriche che seguono i parti in casa in genere offrono anche una serie di attività collaterali (dall’accompagnamento del travaglio, prima del trasferimento in ospedale, fino all’assistenza domiciliare al puerperio dopo la dimissione). Tra queste, può essere una buona idea frequentare il corso di preparazione al parto.

Anche se decidi di frequentarne anche uno “istituzionale”, durante questo corso potrai prendere una decisione definitiva.  Ma soprattutto incontrerai altre donne che nutrono la tua stessa attenzione verso la gravidanza, il parto e le cure neonatali. In seguito resteranno una risorsa preziosa per condividere le gioie e i timori della maternità.