Come ridurre l’infiammazione da cibo?

di Gabriele Piuri - Medico Chirurgo
20 Aprile 2012
Come ridurre l’infiammazione da cibo?

DOMANDA

Ho fatto una visita presso un omeopata che mi ha tolto (almeno per ora) tutta la frutta, la frutta secca, insieme a lieviti, pomodori, patate, peperoncino, melanzane e peperoni. Non mi ha spiegato bene cosa ho, ma dice di aver trovato 3 antigeni di cui uno pare sia una candida.Sono stata operata di appendicite nel 2005 e ho subito ben due colonscopie, una con esame istologico: nulla di rilevante tranne un’infiammazione aspecifica. Ma questo non è tutto: da quando avevo circa 20 anni (ora ne ho 40) ho cominciato a soffrire di dolori articolari, contratture, crampi ecc. Adesso, dopo aver provato anche cure farmacologiche classiche per artrite reumatoide (Plaquenil) le sto provando tutte, ma non riesco a stare meglio, anzi sono molto dimagrita e ho problemi allo stomaco, una forte debolezza, per non parlare dell’herpes che mi esce spesso.

RISPOSTA

Gentilissima Lettrice, Il quadro che ci racconti è quello di una persona con una forte infiammazione generale dell’organismo. Tutti i sintomi che ci racconti, dai dolori articolari, ai crampi, dal mal di stomaco alla debolezza fino anche alla perdita di peso possono essere tutti ascritti a un aumento dei livelli di infiammazione. Questa ipotesi è poi confermata dalla biopsia che hai effettuato durante la colonscopia che rileva esclusivamente un’infiammazione aspecifica.

Le ragioni di questa situazioni possono essere molte. In molti casi attraverso strumenti di rieducazione alimentare è possibile rieducare il sistema immunitario e ridurre l’infiammazione. Per fare questo è importante approcciarsi al problema non in una logica di eliminazione ma in una logica di riconquista della tolleranza. Per fare questo è fondamentale seguire una dieta che rispecchi in tutto e per tutto lo svezzamento infantile. Nella stessa settimana ci saranno dei giorni in cui evitare tutti gli alimenti a cui sei intollerante e altri in cui reintrodurli magari in piccole quantità. Il bambino quando nasce è allergico e intollerante a tutto e attraverso lo svezzamento impara a utilizzare i diversi alimenti per ricavarne energia, minerali e vitamina e sopratutto che il cibo non è un nemico. Lo stesso percorso può essere seguito anche in età adulta in perfetto affiancamento alle terapia classiche di supporto ai tuoi problemi.

Oltre a questo quando si parla di intolleranze alimentari è importante ragionare in una logica di grandi gruppi alimentari, piuttosto che in una logica di singolo alimento. Se ad esempio una persona risultasse intollerante al pane, al formaggio, al tè nero e alla birra oltre a questi alimenti eviterà nei giorni di dieta tutti gli alimenti che appartengono alla categoria dei lieviti e dei prodotti fermentati. Quindi nei giorni di dieta non si mangeranno neanche lo yogurt, i grissini, il pane azzimo (che comunque subisce dei processi di fermentazione), l’aceto e il vino ad esempio. Ti suggerisco di leggere quanto detto a proposito dei grandi gruppi alimentari su Eurosalus. Interpretando i risultati che trascrivi possiamo ipotizzare una reattività per i grandi gruppi alimentari del nichel, dei lieviti e probabilmente de salicilati naturali.

Oltre allo studio del quadro immunologico è necessario comprendere più in generale come stai mangiando in questo momento. In situazioni come quella che ci descrivi è fondamentale mantenere un corretto apporto di proteine e un corretto bilanciamento dei carboidrati a tutti i pasti. La prima colazione deve diventare a tutti gli effetti il pasto pi abbondante della giornata. Oltre a queste indicazioni di carattere nutrizionale, per dare i giusti segnali al tuo organismo, l’attività fisica deve diventare parte integrante della tua quotidianità. Non è necessario correre tutti i giorni una maratona, bastano anche solo 30-40 minuti di passeggiata a passo svelto tutti i giorni per vedere subito i primi risultati.