Tre modi intelligenti per aumentare i livelli di Vitamina D

di Gabriele Piuri - Medico Chirurgo
7 Aprile 2016
Tre modi intelligenti per aumentare i livelli di Vitamina D

DOMANDA

Il mio compagno che ha 58 anni ha poca Vitamina D: 23,30 ng/ml. Cosa può prendere?

RISPOSTA

Gentilissima Lettrice,

sempre di più la Vitamina D sta salendo alla ribalta della cronaca e se fino a pochi anni fa questa vitamina liposolubile non era quasi considerata, se non per il suo ruolo nel metabolismo del calcio, si stanno moltiplicando lavori e studi scientifici che correlano una carenza di Vitamina D a patologie di tutti i tipi dalle allergie alla sindrome metabolica, dalle malattie autoimmuni fino anche alla patologia tumorale.

I livelli di Vitamina D subiscono fisiologicamente una variazione durante il corso dell’anno, è in questo una vitamina atipica perché viene prodotta anche a livello della pelle grazie all’energia del sole.

Avere bassi livelli di questa vitamina alla fine dell’inverno è per certi versi meno problematico che avere gli stessi bassi livelli alla fine dell’estate.

Dopo una bella vacanza al mare, il sole aiuta a fare il pieno di questa vitamina. Addirittura molti studi ipotizzano che il benessere di una prolungata esposizione solare derivi, almeno in parte, da una maggior sintesi di questa vitamina.

Detto questo, la Vitamina D è presente in molti alimenti a partire dal pesce azzurro, continuando con latte e formaggi fino alle uova, in particolare al tuorlo.

Ad esempio popolazioni che non si espongono mai al sole come gli Eschimesi non risultano avere livelli nel sangue di Vitamina D più bassi rispetto ad altre popolazioni grazie al loro grande consumo di pesce.

Purtroppo però le abitudini di vita moderne obbligano a stare sempre meno all’aria aperta, riducendo i tempi di esposizione al sole e obbligando a ragionare seriamente sull’intake alimentare di Vitamina D.

Di contro essendo una vitamina liposolubile viene accumulata nell’organismo e un’eccessiva e prolunga assunzione di Vitamina D può essere altrettanto problematica come una sua carenza. Proprio per questo è importante modulare l’assunzione di questa vitamina in relazione alla sua valutazione ematica cambiando dosaggi e tempi di assunzione in relazione anche alla storia clinica del paziente e alle stagioni.

In ambito clinico sono presenti due diverse modalità di assunzione di questa vitamina. Una che prevede l’assunzione di altissimi dosaggi 1-2 volte al mese in relazione alla situazione carenziale e una seconda, a mio giudizio più rispettosa delle fisiologiche modalità di assunzione di questa vitamina, che prevede l’assunzione quotidiana di dosaggi decisamente più ridotti.

Entrambe le modalità di assunzione hanno vantaggi e svantaggi. Una singola assunzione mensile favorisce in molti casi l’aderenza alla terapia, ma allo stesso tempo se in concomitanza con l’assunzione mensile capita una qualche problematica intestinale si rischia di vanificare la sua assunzione.

Quando i livelli di vitamina D sono insufficienti è fondamentale mettere in moto meccanismi di compenso.

Alle porte della primavera è importante cominciare a prendere un po’ di sole, ad esempio con una passeggiata in pausa pranzo di almeno 30 minuti facendo attenzione ad avere almeno le braccia scoperte e senza protezione solare.

In situazioni come quella proposta, in ogni caso, molto spesso è comunque utile integrare l’alimentazione con un prodotto come Liquidi Vita D3 di cui utilizzare 10 gocce a prima colazione per cicli di 2-3 mesi avendo cura di sospenderla nei mesi di luglio e agosto, quando l’esposizione solare è maggiore.