Interpretare un test Recaller in una allergia al Nichel

di Attilio Speciani - Allergologo e Immunologo Clinico
11 Giugno 2013
Interpretare un test Recaller in una allergia al Nichel

DOMANDA

Oggi ho ritirato presso la Farmacia il test Recaller che ho effettuato capire gli alimenti che generano infiammazione. Dai risultati è stata evidenziata una reazione a “Latte + Lieviti + Salicilati”. Le scrivo nella speranza di avere delle risposte su alcune mie perplessità: da un mio precedente patch-test era stata rilevata una ipersensibilità cutanea di tipo ritardato al Nichel solfato al 5% (3+) e al Cobalto cloruro all’1% (+/-), quindi mi erano state date indicazioni relative ai cibi che avrebbero potuto creare problemi per le elevate quantità di nichel contenute (arachidi, avena, cacao e derivati, pomodori, lenticchie, fagioli, ecc). Nel tempo ho potuto constatare che effettivamente sono molto reattiva a quegli alimenti, in particolar modo ho reazioni di tipo cutaneo, mentre non ho rilevato almeno apparentemente intolleranze a latte, yogurt e formaggi che consumo in elevate quantità. Nella dieta che mi avete inviato tra gli alimenti alternativi ce ne sono tre che mi creano particolare reazione, nonostante il gradimento, il cioccolato fondente, il succo di pomodoro e il tè verde, quest’ultimo in particolare mi provoca persino il vomito. Come mai ho reazioni evidenti ai cibi che contengono molto nichel e non a quelli che mi sono stati da Voi indicati?

RISPOSTA

Gentilissima lettrice,

la risposta alla sua domanda deriva soprattutto dalla necessità di comprendere esattamente cosa significhi una reazione allergica in un organismo.

La lettura del libro “Come una pentola a pressione“, scritto da me e dal dottor Piuri e pubblicato di recente da Tecniche Nuove, la aiuterà a chiarire questo concetto: un livello generale di surriscaldamento dell’organismo facilita la reattività a sostanze specifiche, siano esse il nichel, i salicilati, i gamberetti, le graminacee respiratorie o qualsiasi altra sostanza biologicamente attiva.

Questo è quello che probabilmente sta succedendo a lei che risponde a certe sostanza anche per una sollecitazione inavvertita, causata proprio dai molti latticini introdotti nella dieta.

Ed è infatti necessaria una precisazione sul suo esito: nel risultato del test volutamente vengono indicati solo i 3 Grandi Gruppi Alimentari verso cui si evidenziano i livelli di IgG più elevati. Nel suo caso specifico, i risultati indicano:

  • Latte: 10.60
  • Lieviti: 9.00
  • Salicilati: 3.00
  • Nichel: 2.00

Anche “Sale” e “Frumento” danno dei livelli di attivazione, anche se in misura minore.

Ora, come vede, mettendoli in ordine di “peso” Latte (10,6) e Lieviti (9,0) sono ai massimi livelli, seguiti a buona distanza da Salicilati (3,0) e Nichel (2,0); e infine anche il Sale e il Frumento.

Il fatto che il gruppo del Nichel non sia stato evidenziato ai primi posti dipende probabilmente (come spiegato ed evidenziato nel frontespizio del test) dalla sua ridotta assunzione di alimenti Nichel-correlati nel corso degli ultimi mesi o anni, quindi dobbiamo solo integrare questa conoscenza nel suo caso particolare come le dirò più oltre. 

In qualsiasi situazione allergica capita sovente che vengano utilizzati cibi apparentemente innocui (nel suo caso potrebbero essere: cappuccio e brioche, pecorino sugli spaghetti, aceto nell’insalata) che sembrano non dare alcun tipo di reazione immediata ma mantengono invece elevata la reazione infiammatoria dell’intero organismo.

Nella nostra esperienza numerosi casi di “cronica” allergia al nichel erano invece sostenuti da una infiammazione da cibo dovuta all’uso continuativo di latte, formaggio o pane (cibi apparentemente innocui, ma generanti una debole ma continua e sommatoria risposta di infiammazione).

Il controllo effettivo e pieno di queste sostanze (latte e lievito nel suo caso) determina nel giro di poco una radicale riduzione del livello di reattività dell’organismo, consentendo spesso la reintroduzione di cibi contenenti nichel in modo graduale e progressivo senza riceverne danni.

Nel suo caso specifico le suggerisco di iniziare in modo preciso la dieta su latte, lieviti e salicilati, mantenendo – come sta facendo ora – un controllo nella introduzione di cibi nichel-correlati (spinaci e pera ad esempio e anche pomodoro, che contiene sia salicilati sia nichel), anche se indicati come possibili sostituti nel suo test. Tenga presente che il tè (nero o verde che sia) contiene comunque dei salicilati, e il suo vomito potrebbe esprimere specificamente questa reazione. Infatti per il tè viene indicata una quantità limite di assunzione.

Nel volgere di 2-4 settimane si accorgerà che l’introduzione di piccole quantità di sostanze contenenti nichel le provocherà minore reazione. Da lì potrà gradualmente reintrodurre in modo graduale e progressivamente crescente anche cibi contenenti nichel generando un vero e prorio “svezzamento adulto”.

Per capire come sia possibile reintrodurre degli alimenti che sono stati a lungo eliminati le suggerisco di leggere con attenzione il capitolo 9 del libro che le ho appena segnalato, che indica, soprattutto per la frutta e la verdura che è stata rimossa da tempo dalla sua dieta le tecniche specifiche che portano al pieno recupero della tolleranza immunologica.

Intanto una situazione come la sua può trarre sicuro giovamento dall’impiego contemporaneo di sostanze vegetali con azione antinfiammatoria e antiallergica, come l’Olio di Perilla (cp da 750 mg) che, al dosaggio prima di 3 e poi di 2 capsule al giorno, la aiuterà a graduare la reintroduzione delle sostanze alimentari. A partire dal pecorino per arrivare anche al pomodoro o alla cipolla.