Gli eosinofili e il loro significato

4 Giugno 2013
Gli eosinofili e il loro significato

Eosinofilia, eosinofili alti, ipereosinofilia: sono termini sempre più ricorrenti tra la gente sia perché sono comunque una espressione di infiammazione da cibo, di allergia e di alterazione del sistema immunitario, sia perché la medicina allopatica non ha farmaci per “zittirli”.

Non c’è la medicina che abbassi gli eosinofili, quindi si trovano sempre più spesso elevati e con gli asterischi di segnalazione quando si fanno dei semplici esami del sangue, a dispetto del tentativo di allargare il range di normalità. 

Perfino la sindrome di Churg Strauss, che è una forma di ipereosinofilia particolare e fortemente patologica, caratterizzata da forti e violente crisi allergiche, viene sempre più spesso nominata e discussa, nonostante la sua supposta rarità. In realtà la sindrome è molto più frequente di quanto si pensi e nei nostri centri è facile rintracciare persone che ne soffrono o che ne hanno sofferto.

Nella maggior parte delle infezioni gli eosinofili, che sono comunque un particolare tipo di globuli bianchi, non svolgono un ruolo particolarmente importante, mentre nelle infestazioni da parassiti invasive come l’anchilostomiasi, la schistosomiasi, la strongiloidiasi, la toxocariasi, la trichinosi, la filariasi, l’echinococcosi e la cisticercosi diventano cruciali nella difesa dell’organismo in cui si annidano. 

Oggi il valore degli eosinofili viene considerato normale fino al 3% del totale, anche se molti laboratori, a causa dell’aumento diffuso degli stessi nella popolazione hanno portato i limiti di riferimento anche al 7% o al 10%. Si può parlare di eosinofilia quando sono presenti nel sangue più di 500 eosinofili/μl.

Nei paesi industrializzati, questa condizione è comune in molte situazioni cliniche; le cause più diffuse sono:

  • Infiammazione da cibo non trattata (il caso di gran lunga più frequente).
  • Allergia a farmaci quali ioduri, acido acetilsalicilico, sulfonamidi, nitrofurantoina, penicilline e cefalosporine.
  • Allergie classiche come febbre da fieno, asma, eczema, malattia da siero, vasculite allergica e pemfigo.
  • Artrite reumatoide, anche se spesso in misura minore.
  • Alcune neoplasie (linfoma di Hodgkin, micosi fungoide, leucemia mieloide cronica e tumori solidi del polmone, stomaco, pancreas, ovaio e utero).

Gli eosinofili possiedono recettori a cui si legano le IgE (i principali anticorpi delle reazioni allergiche) e quindi intervengono in ruolo massiccio alla infiammazione correlata alla manifestazione allergica, la quale si attua, dopo il legame con le IgE, con la degranulazione (cioè la rottura dei granuli contenuti al loro interno) e la conseguente fuoriuscita di sostanze che promuovono e sostengono la reazione infiammatoria.

Le parassitosi possono essere causate da Nematodi (vermi rotondi) e da Cestodi e Trematodi (vermi piatti) e clinicamente si possono distinguere le forme intestinali da quelle tissutali in rapporto alla localizzazione della malattia; la distinzione è importante perché nel primo caso la diagnosi si basa sulla presenza di parassiti nelle feci mentre nel secondo si riscontrano sintomi generali ed appunto eosinofilia.

Tra i sintomi costanti di alcune parassitosi vi è il prurito e spesso compaiono orticaria e broncospasmo con eosinofilia; in molti casi la diagnosi sfugge per la errata convinzione che questi sintomi siano lo specchio di una malattia allergica. Anche i disturbi gastrointestinali persistenti, come crampi addominali e diarrea, devono sempre far sospettare anche una parassitosi.

È chiaro, a questo punto, quanto la struttura dell’intestino ed alcune cellule come gli eosinofili giochino un ruolo di primaria importanza nell’infiammazione intestinale.

Le reattività alimentari e l’infiammazione da cibo che ne deriva, a differenza delle allergie immediate, si manifestano con sintomi più lenti, dovuti al progressivo sovraccarico del cibo e in ogni caso concorrono ad uno stato di infiammazione cronica prima che l’intervento dietetico corregga la situazione.

RecallerProgram è in grado di determinare in modo preciso l’alimento, o per meglio dire il Grande Gruppo Alimentare, responsabile dell’alterazione. Nell’ottica quindi, di fenomeni infiammatori come le parassitosi intestinali è importante conoscere l’esistenza di questo fenomeno, perché gli effetti della infiammazione da cibo sull’organismo agiscono giorno dopo giorno provocando la crescita di fatti infiammatori che determinano il perdurare o il peggiorare delle condizioni di malessere. 

La possibilità di cambiare questa situazione è legata a diverse scelte alimentari: il controllo delle ipersensibilità alimentari tramite una dieta di rotazione settimanale (e non attraverso una dieta di eliminazione) permette di rieducare l’oganismo a tollerare nuovamente gli alimenti a cui si è risultati eventualmente intolleranti.

Il trattamento di quesa condizione passa innazitutto attraverso la diagnosi causale, che come già detto è spesso l’infiammazione da cibo. Una impostazione nutrizionale derivante da un RecallerProgram può aiutare in modo decisivo ad affrontare la situazione e i sintomi connessi. 

Sul piano della integrazione vitaminico-minerale Olio di Perilla (2-3 capsule da 750 mg al giorno durante i tre pasti), Quercitina Complex, Fitocurcuma e Inositox sono i baluardi del controllo dell’infiammazione da cibo e aiutano spesso la riconquista di valori “normali” e il controllo dei sintomi.