In bagno grazie al kiwi: ecco perché non sempre è un bene

11 Novembre 2015
In bagno grazie al kiwi: ecco perché non sempre è un bene

Il kiwi fa andare in bagno, alcuni. La domanda è “perché?”.

L’infiammazione da nichel è sempre più diffusa nella popolazione italiana e occidentale e il kiwi è uno dei frutti che contengono il metallo in maniera più ampia.

Il kiwi è un frutto ottimo, con qualità importanti in termini di riserva antiossidante e vitamine. Gli antiossidanti contenuti si rivelano essere un ausilio alla protezione del DNA da pericolose mutazioni e il contenuto di vitamina C, tra le altre, si è evidenziato ridurre i sintomi di raffreddamento, in particolare nei bambini.

Il kiwi è inoltre ricco di potassio, manganese, calcio, magnesio, fosforo, vitamina E, vitamina A e vitamine del gruppo B.

Sono almeno un paio i motivi per cui il kiwi può agire stimolando la motilità intestinale: la presenza di fibra e l’infiammazione da cibo di chi ne mangia sono i due in cima alla lista.

Un intestino che reagisce a un alimento che da fastidio provoca spesso uno stimolo “alla toilette” ed ecco che il kiwi può facilmente indurre alla “ricerca di un bagno” una buona parte di popolazione che ne fa uso.

Il kiwi è un ottimo integratore di fibra e agisce tendenzialmente in maniera riequilibrante del transito. Per alcuni, però, ciò che stimola il movimento intestinale è soprattutto lo stimolo infiammatorio che può dare sollievo nell’immediato e incrementare il fastidio alla lunga.

Tipico del secondo caso, dovuto a un’infiammazione da cibo nei confronti degli alimenti contenti nichel (e quindi anche del kiwi), è una necessità di correre verso la toilette a breve distanza dall’ingestione dell’alimento. L’azione della fibra è invece meccanica e può impiegare anche qualche giorno per essere notata. Lo stimolo immunologico ha di solito un’azione più rapida.

La necessità di “andare in bagno” più volte al giorno, così come una difficile regolarità intestinale in senso stitico, è spesso un sintomo di infiammazione da cibo.

Risolvere l’infiammazione da cibo sottostante (quella da nichel in questo caso) può condurre al netto miglioramento del quadro. Ecco che, quando l’azione del kiwi è infiammatoria, è meglio risolvere l’infiammazione che sta sotto il sintomo per un miglioramento più duraturo, più vero e più sano del fastidio.

Niente più kiwi per chi è infiammato da nichel? Assolutamente no e, anzi, il kiwi va mangiato: l’amicizia col cibo è un elemento essenziale al benessere di ciascuno, esattamente come lo è la varietà alimentare.

Il kiwi è un alimento che resta buonissimo per il suo contenuto in fibra, vitamine e minerali. Imparare a usarlo con intelligenza, soprattutto in chi è infiammato, può essere utile.

Un percorso di recupero della tolleranza che veda giorni di astinenza dagli alimenti che contengono più nichel (tra cui il kiwi), alternati a giorni di reintroduzione degli alimenti incriminati, sembra la scelta più opportuna, per andare verso la reale risoluzione del proprio problema.

Evviva i kiwi, che sono buoni e di stagione, senza esagerare e modulando i carichi di nichel in modo intelligente: patatine fritte e kiwi contengono entrambe un’ampia quantità di nichel. Indovinate voi cosa è meglio scegliere.