Chi corre vive di più, non si ammala di osteoporosi e percepisce la vita con più gioia

27 Luglio 2001
Chi corre vive di più, non si ammala di osteoporosi e percepisce la vita con più gioia

Due lavori scientifici recentissimi hanno dato ulteriori notizie sulla importanza della attività fisica e della corsa in particolare. Al di là dell’aspetto tecnico, che riconferma molti dei dati già ipotizzati in passato, un elemento nuovo caratterizza questi risultati.

Chi corre, oltre ad essere più sano di fisico, ha di solito un miglior atteggiamento nei confronti della vita, si diverte di più e dedica più tempo alle cose piacevoli. E se il segreto della longevità fosse qui?

Un articolo sull’invecchiamento pubblicato sull’American Journal of Psychiatry (Am J Psychiatry 2001 Jun;158(6):839-47) nel giugno di quest’anno dopo molti anni di studio, ha evidenziato che escludendo le caratteristiche genetiche non controllabili, si arriva “bene” o “male” ai 70-80 anni di età se si controllano fattori come istruzione, abuso alcolico, fumo, ma soprattutto indice di massa grassa e attività fisica.

Queste differenze sono significative soprattutto se i cambi di comportamento intervengono prima dei 50 anni (ma anche per chi inizia a 70 anni danno comunque un vantaggio).

Bisogna riflettere sul fatto che anche per i più pigri basta guardare il telegiornale con il meteo (mezz’ora al giorno) pedalando morbidamente su una cyclette per ottenere molti dei benefici della attività fisica.

Venti minuti di corsetta 3 volte alla settimana danno lo stesso effetto; muoversi in modo adeguato è quindi una garanzia di salute attuale ma innegabilmente anche un sano investimento per il futuro.

L’Osterbro study, una ricerca danese effettuata su 5.000 persone in 30 anni, e pubblicata nel maggio 2001 (Ugeskr Laeger 2001 May 7;163(19):2633-5), ha evidenziato che la corsa “soft”, quindi il semplice jogging fatto per diletto e non necessariamente finalizzato al conseguimento di risultati cronometrici, porta ad una notevole riduzione del tasso di mortalità.

Questo non significa che chi corre è immortale, ma che a parità di fattori di confusione come pressione arteriosa elevata, fumo, diabete, consumo alcolico, stato sociale e istruzione, la probabilità di morire in giovane età, per chi pratica jogging, è nettamente più bassa che per gli altri che non corrono.

Un articolo pubblicato nel luglio 2001 sull’American Journal of Public Health ha definito che anche una minima attività fisica determina un netto incremento della massa ossea se confrontata con il rischio di osteoporosi di chi non ne pratica nessuna.

Ma il vero “cambio di marcia” si ha nelle persone che fanno esercizio più di 8 volte al mese. Con il risultato di avere anche un minore indice di massa grassa. Ma l’aspetto più piacevole che emerge da questi lavori è che chi fa attività sportiva ha in genere anche uno stile di vita più dinamico, e soprattutto dedica almeno il doppio del tempo di chi non la fa, ad attività di piacere e di svago; questo consente un notevole miglioramento delle condizioni generali di benessere.

Per mantenere un sistema immunitario efficiente è infatti importante stimolare un corretto rapporto tra consapevolezza del proprio corpo e gioia. Il piacere di una corsa nei prati, o anche su una strada semivuota nell’aria fresca del primo mattino, può insegnarci ad ascoltare il nostro corpo, percepirne le sensazioni, e godere di quelle emozioni che stimolano il sistema immunitario nel suo insieme, e aiutano a raggiungere e conservare una salute piena.