Rosacea: come comportarsi con il sole nella stagione estiva?

16 Luglio 2015
Rosacea: come comportarsi con il sole nella stagione estiva?

Nella mia ormai pluridecennale esperienza di dermatologo ho avuto feedback diametralmente opposti nei pazienti afflitti da questo disagio: chi riferiva miglioramenti miracolosi dopo massicce esposizioni solari (nonostante i primi giorni di brutale aggravamento), chi  mi riferiva i benefici risultati della “vita da vampiro” fobico della luce in ogni sua forma.

Per coniugare questi opposti atteggiamenti è sufficiente analizzare la rosacea nelle sue componenti: ben poche malattie dermatologiche, infatti, hanno cause così disparate e fasi così eterogenee da imbrogliare persino noi medici.

Infatti, sebbene molto comune (colpisce fino al 12% della popolazione mondiale), solo 1 paziente su 10 riceve una diagnosi corretta, come riportato nella survey “Faces value: global perception survey, 2013” pubblicata su Dermatology and Therapy nel 2015 (Dirschka T and al, Dermatology and Therapy, June 2015, Volume 5, Issue 2, pp 117-127).

È più frequente nelle donne tra i 20 ed i 50 anni ed in soggetti con pelle chiara e fototipo basso (una volta definito “mal celtico”), mentre negli uomini si presenta con sintomi più severi.

Le 4 fasi della Rosacea

1. Flushing. Dilatazione transitoria dei capillari del viso (zigomi, naso e fronte), nota come “coupe-rose”, dovuti alla liberazione di neuro-mediatori (serotonina soprattutto), più spiccati in giovane età e nelle persone timide (una volta definito “eritema pudico o delle vergini”). Un carattere sensibile alle emozioni (emo = sangue, mozioni = movimenti) è quindi la prima causa di tale fenomeno, che col tempo da transitorio diventa fisso.

2. Eritrosi cronica. La persona presenta pomelli e naso rosso, aumento della temperatura cutanea e della seborrea favorite dalla particolare conformazione della arteria angolare del viso, che sale dal bordo mandibolare inferiore e viene utilizzata come un “radiatore” per raffreddare la testa, il cavo orale e lo stomaco.

3. Pustolosi. Il cambiamento di questo microambiente cutaneo favorisce a questo punto la proliferazione di un acaro cutaneo normalmente presente (Demodex folliculorum) che producendo sostanze irritanti, è la causa delle pustole giallastre della rosacea che, a differenza dell’acne, non sono ghiandolari, ma infundibolari: più superficiali e meno gravi, quindi meno a rischio di esiti cicatriziali.

4. Rinofima. Nei maschi, lo stimolo ormonale androgeno può produrre ipertrofia delle ghiandole sebacee che, nei casi limite e non trattati, porta a vere e proprie gibbosità a patata su naso e zigomi come ben rappresentato dalla maschera popolare del dottor Balanzone, o della più nota Befana.

Che fare quindi col sole?

Se avete una fase 1 o 2 (eritema fisso o transitorio) esponetevi con moderazione, ma ricordatevi di “rinfrescare” spesso la pelle del viso (acqua fresca, ghiaccio, ventagli, ecc.) perché il danno maggiore non lo fanno i Raggi Ultravioletti (che le creme schermano), ma gli InfraRossi, che scaldano e vasodilatano.

Se avete una fase 3 o 4 (pustolosa o rinofima), esponetevi con maggiore tranquillità, sfruttando l’effetto sebo-statico del sole: dopo alcuni giorni di “fioritura” con aggravamento del quadro, la vostra pelle si ripulirà e levigherà.

Importantissimo: preso atto della ridotta capacità antiossidante e dell’aumento dei radicali liberi circolanti derivanti dal ferro (ferritina), nelle persone affette dalla rosacea, come dimostrato dai ricercatori croati del Dubrava University Hospital, ricordatevi di contrastare questo “innesco” della dermatite con ogni mezzo: alimentazione, stile di vita ed abitudini quotidiane, microbioma, integratori orali, topici protettivi, antiossidanti e qualsiasi altro supporto possibile.

Last but not least, è bene tenere da conto anche l’interpretazione psicosomatica, anzi, dermosomatica, del disagio organo-emozionale che “alimenta” energeticamente queste improvvise “eruzioni” cutanee.

L’approccio dermatologico olistico permette di riequilibrare organi ed emozioni ad essi correlate che la persona spesso “comprime e sopprime”, ma che inevitabilmente poi affiorano in modo esuberante coi quadri clinici che ben conosciamo, non appena alcool, calore, caffè, cibi piccanti, infiammazione da cibo o radicali liberi “accendono la miccia”.