Quel minuto che riduce la glicemia dopo il pasto

7 Febbraio 2019
Quel minuto che riduce la glicemia dopo il pasto

La risposta fisiologica del corpo a un pasto prevede la secrezione di insulina, necessaria specialmente per assorbire i carboidrati che giungono nel torrente circolatorio durante la digestione.

Incrementi repentini della quantità di zuccheri nel sangue stimolano la secrezione di grandi quantità di insulina, e questo è il meccanismo alla base della comparsa di insulino-resistenza e diabete.

Ne consegue quindi che il bilanciamento dei pasti e la riduzione degli zuccheri semplici nella propria quotidianità sono due strumenti fondamentali al fine di modulare il fisiologico incremento della glicemia postprandiale e quindi tutta la cascata di eventi che ne consegue.

Un minuto di esercizio ad alta intensità ogni 30 minuti di inattività è in grado di ridurre la glicemia postprandiale ed i valori di trigliceridi.

La sedentarietà è uno dei fattori principali che contribuiscono allo sviluppo di sovrappeso/obesità, sindrome metabolica e malattie cardiovascolari, e abbiamo già visto come questa giochi anche un ruolo nella mortalità complessiva e nell’insorgenza di patologie.

È del febbraio 2019 la pubblicazione di un interessante studio in cui si è valutato l’effetto dell’HIIT (l’allenamento ad intervalli ad alta intensità, argomento di cui ci siamo già occupati più volte) nel miglioramento dei parametri metabolici in risposta ad un pasto.

I ricercatori hanno comparato la sedentarietà “pura” con un periodo lungo di sedentarietà interrotto da una singola sessione da 10 “cicli” di 60 secondi di HIIT oppure interrotta ogni 30 minuti da “micro-sessioni” da 1 minuto. I risultati hanno evidenziato come entrambe le strategie siano state in grado di ridurre i valori di trigliceridi, ma come solo quel minuto di attività ogni mezz’ora era in grado di ridurre in maniera significativa i valori di glicemia postprandiale.

Questo lavoro quindi non solo sottolinea come l’attività fisica sia efficace nel miglioramento del profilo metabolico, ma come l’inattività prolungata sia già di per sé un importante fattore da tenere in considerazione.

Bibliografia essenziale